FIRENZE / 1 – Il seminario dell’Università di Tel Aviv: affrontiamo l’antisemitismo, rafforziamo la resilienza
In un palazzo del centro storico di Firenze è in corso il seminario “Affrontare l’antisemitismo. Creare la resilienza”, promosso dall’Università di Tel Aviv e rivolto a un pubblico di accademici, studiosi di storia ebraica, professionisti. L’evento è disturbato da alcune decine di manifestanti propal che, all’esterno dell’edificio, hanno intonato per ore slogan anti-israeliani, fischiato e rullato tamburi. A separarli dal luogo della conferenza uno schieramento ingente di forze di polizia.
«La nostra università è stata spesso al centro della campagna di boicottaggio internazionale. Vi ringraziamo per essere venuti qui, per avere avuto coraggio», ha dichiarato la vicepresidente dell’ateneo Milette Shamir in apertura di evento. «La contestazione ha seguito un suo iter in questi mesi. All’inizio ci hanno accusati di praticare apartheid, poi di essere complici di “crimini di guerra” a Gaza. È una campagna basata su disinformazione e bugie, ma che sta purtroppo lasciando il segno. Ne sentiamo gli effetti, anche se non intendiamo arretrare e puntiamo anzi a rafforzare le collaborazioni». Il seminario fiorentino, ha aggiunto Shamir, si inserisce in quella direzione: «Siamo qui per condividere alcune competenze su antisemitismo e resilienza, ma anche per ascoltare quello che avete da raccontarci. Perché è indubbio che dal 7 ottobre si siano presentate sfide molto grandi nei campus, negli spazi pubblici, nella vita quotidiana».
La relazione di Tamir Herzig
Sullo stesso tema si sono soffermati nel suo saluto introduttivo il console onorario d’Israele in Toscana Marco Carrai, costretto da tempo a una vita sotto scorta, e la prima relatrice del workshop: la storica israeliana Tamir Herzig. Specializzata in storia del Rinascimento, Herzig ha confessato di essersi ricreduta sulla sua iniziale convinzione rispetto all’antisemitismo come a un fenomeno esclusivo del passato. «Dopo il 7 ottobre», ha affermato, «mi sono confrontata per la prima volta con docenti e studenti italiani spaventati all’idea di essere identificati come ebrei». Herzig ha anche menzionato l’esistenza di testi respinti da riviste accademiche per via dell’identità dei loro autori e il «silenzio» di parte del sistema universitario verso i crimini compiuti da Hamas. A detta di Herzig, l’università vive di «conformismo». Ed è un conformismo anti-israeliano.
La relazione di Uriya Shavit
Uriya Shavit, docente al dipartimento di studi arabi e islamici, si è poi soffermato sulle diverse declinazioni dell’antisemitismo, parlando inoltre delle “sfide identitarie” che attendono le comunità ebraiche in futuro. Nella sua relazione il docente ha affrontato tra i vari temi la «storia molto complicata» delle relazioni del mondo arabo e islamico con l’antisemitismo. Per secoli, ha spiegato Shavit, «gli ebrei residenti in società arabe hanno vissuto molto meglio degli ebrei abitanti in paesi cristiani». Definirla un’età dell’oro come fatto da alcuni sarebbe un errore, «perché la loro vita era tutto fuorché luminosa», ma una retorica antiebraica di un certo tipo non fu comunque un tratto distintivo di quelle società. Molto diversa la situazione attuale, ha proseguito il docente. Le comunità ebraiche nel mondo arabo sono quasi del tutto scomparse e l’antisionismo arabo è oggi di fatto “nutrito” dal più classico vocabolario antisemita. Per quanto riguarda il mondo ebraico, l’invito del docente è ad aprirsi alla società, condividendo feste e ritualità con un pubblico non ebraico e cercando collaborazioni e intese a tutti i livelli. Anche con le comunità islamiche di riferimento, ovviamente quando possibile. Per Shavit, in ogni caso, la più grande sfida che riguarda l’ebraismo in Diaspora è la ridefinizione stessa di identità ebraica «in un contesti in larga maggioranza secolarizzati». Secondo Shavit, combattere l’antisemitismo ed essere al fianco di Israele non sarà abbastanza per garantire la continuità.
I lavori proseguiranno nel pomeriggio di lunedì e tutta la giornata di martedì. Tra gli argomenti in discussione ci sono “Strategie educative e linee guida per combattere l’antisemitismo”, “Resilienza individuale, comunitaria e sociale” e “Prendere le decisioni in condizioni di incertezza”.
(Nell’immagine: Milette Shamir, vicepresidente dell’Università di Tel Aviv)