ISRAELE – Eyal Zamir, il nuovo capo delle forze armate

Il 2025 continuerà a essere un anno di combattimenti per Israele. Lo ha chiarito il prossimo capo delle forze armate israeliane, Eyal Zamir. La sua nomina è stata resa nota nel fine settimana dal premier Benjamin Netanyahu e diventerà effettiva il 6 marzo, quando l’attuale capo di stato maggiore, Herzi Halevi, lascerà l’incarico.
«La guerra ha dimostrato che dobbiamo fare affidamento solo su noi stessi», ha dichiarato Zamir nel suo primo intervento pubblico dopo la nomina. «Siamo stati tutti educati con la frase ‘lo Stato di Israele si difenderà con le sue forze’. Aggiungo: lo Stato di Israele produrrà armi in autonomia per affrontare qualsiasi minaccia e qualsiasi scenario». Parlando a un incontro del ministero della Difesa israeliano, Zamir ha sottolineato l’importanza di raggiungere l’autosufficienza nel settore della sicurezza, a partire dalla produzione bellica. «Durante la guerra, abbiamo riattivato le linee di produzione che erano state chiuse, ampliato quelle esistenti e creato nuove capacità produttive. Ridurre la dipendenza dall’estero è un fattore positivo per la nostra sicurezza, economia e industria», ha spiegato il futuro capo dell’esercito.
Direttore generale del ministero della Difesa dal 2023, Zamir vanta una lunga esperienza operativa e strategica. Tra il 2012 e il 2015 è stato segretario militare del premier Benjamin Netanyahu, per poi guidare il Comando Meridionale delle Israel Defense Forces, dove ha gestito le tensioni con Hamas a Gaza. Nel 2018 è stato nominato come vice dell’allora capo di stato maggiore Gadi Eizenkot e poi del suo successore Aviv Kochavi. A fine 2021 Zamir è passato alla direzione del ministero della Difesa. In questo incarico ha assistito agli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas e al fallimento delle Idf nel proteggere Israele.
La guerra contro i gruppi terroristici, da Gaza al Libano, ha fatto però risorgere l’esercito «da un pozzo senza fondo», ha affermato Zamir. «I nemici in tutte le arene sono stati sconfitti e i loro leader sono sepolti sotto le macerie, ma la campagna militare non è finita e le sfide sono ancora davanti a noi. Dobbiamo ricordare il pesante prezzo che abbiamo pagato in termini di morti e feriti. Il 2025 continuerà a essere un anno di combattimenti».
La nomina di Zamir richiede ancora l’approvazione di una commissione ad hoc e del governo. Una volta assunto l’incarico, il nuovo capo delle forze armate dovrà affrontare numerose sfide militari e organizzative, evidenziano i quotidiani locali. Sul piano strategico, dovrà gestire un panorama di sicurezza estremamente complesso: la questione degli ostaggi detenuti da Hamas, il rischio di una nuova guerra in Libano e a Gaza, l’aumento dell’instabilità in Cisgiordania e la possibilità di un attacco alle installazioni nucleari iraniane.

Dai haredim all’Iran, le sfide di Zamir
«Zamir dovrà occuparsi dell’integrazione degli ebrei ultraortodossi nelle IDF, finora esentati dalla leva, della distruzione di Hamas nella Striscia di Gaza attraverso mezzi militari (se la guerra dovesse riprendere) e, forse, di un’azione senza precedenti in Iran, con il supporto degli Stati Uniti», scrive su Ynet l’analista militare Elisha Ben Kimon.
Secondo Amos Harel di Haaretz, Zamir si troverà a guidare un esercito segnato da tensioni interne e difficoltà operative. L’atmosfera tra i comandanti è tesa, molti ufficiali di medio livello stanno abbandonando i propri incarichi e le forze di riserva sono sotto enorme pressione a causa di un conflitto durato 15 mesi. «Uno dei compiti più urgenti sarà quindi ripristinare la fiducia e la coesione all’interno delle forze armate, affrontando problemi che il suo predecessore, concentrato sulla guerra, non ha potuto risolvere», spiega Harel.
L’esperienza di Zamir come direttore generale del ministero della Difesa gli ha permesso di gestire con successo, secondo Ben Kimon e Harel, la logistica bellica e i rapporti con gli Stati Uniti. Ora dovrà dimostrare di poter guidare le Idf senza farsi influenzare dalle dinamiche politiche. Secondo Harel, il governo potrebbe spingere per la rimozione di alcuni alti ufficiali dell’intelligence militare, e il nuovo capo di stato maggiore vedrà messa alla prova la propria indipendenza fin dai primi giorni del suo mandato.

d.r.