ISRAELE – Attacco terroristico a Taysir, due soldati uccisi
Poco prima delle 6 del mattino, due soldati israeliani sono andati in perlustrazione vicino al checkpoint di Taysir, nel nord della Cisgiordania. All’improvviso, un terrorista palestinese, vestito con una divisa militare, ha aperto il fuoco contro di loro, ferendoli in modo grave e riuscendo a infiltrarsi nell’avamposto di Tsahal. I due, ricoverati d’urgenza, sono morti in ospedale. Altri soldati sono intervenuti sulla scena, aprendo il fuoco contro l’assalitore. Lo scontro, in cui sono rimasti feriti altri otto militari, è durato diversi minuti, finché l’attentatore è stato eliminato. Le autorità israeliane stanno cercando di capire come il terrorista sia riuscito ad avvicinarsi così tanto alla postazione.
L’attacco si inserisce nel contesto di “Muro di Ferro”, un’ampia operazione militare israeliana volta a smantellare le infrastrutture terroristiche nel nord della Cisgiordania. Secondo il portavoce dell’esercito, dall’inizio dell’operazione sono stati eliminati oltre 35 terroristi, arrestati più di 100 sospetti, sequestrate o distrutte centinaia di armi ed esplosivi. Intervistato dal quotidiano Maariv, l’ex generale Yaakov Amidror ha sottolineato come «Tsahal stia adottando una linea dura per colpire il terrorismo nella regione. Non siamo di fronte a un’intifada, ma a un’operazione mirata contro cellule armate ben organizzate».
“Muro di Ferro” è iniziata nel campo profughi di Jenin, considerato il cuore delle cellule terroristiche in Cisgiordania. Qui, negli scorsi giorni, è arrivato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, chiarendo che l’operazione non mira solo a smantellare le reti del terrore, ma anche a impedirne il ritorno. Katz ha poi annunciato che le forze di sicurezza israeliane, una volta terminata la missione, non si ritireranno da Jenin. Dal campo profughi sono arrivate alcune immagini di edifici distrutti dai droni delle Israel Defence Forces. «Le fotografie aeree ricordano le scene delle esplosioni avvenute nella Striscia di Gaza nell’ultimo anno», scrive sul sito Zman l’analista Amir Bar-Shalom. «Non si tratta di una coincidenza: le IDF stanno copiando il modello di operazioni condotte a Gaza in Cisgiordania in termini di potenza e anche di impatto sulla coscienza dei palestinesi».
I battaglioni del terrore
Tra le due aree, Tsahal aveva già tracciato delle similitudini lo scorso anno in un’indagine sul deterioramento della sicurezza in Cisgiordania. In particolare, veniva descritta la proliferazione tra i gruppi terroristici palestinesi di unità militari strutturate nello stile di quelle nate a Gaza. Questi gruppi, chiamati battaglioni (Jenin e Tulkarm i più grandi), sono stati finanziati dall’Iran e riforniti di armi contrabbandate attraverso il confine giordano. Secondo Tsahal, hanno cercato di trasformare intere aree del nord della Cisgiordania in zone inaccessibili all’esercito israeliano. Nel campo profughi di Jenin, ad esempio, hanno installato un sofisticato sistema di videosorveglianza e costruito un quartier generale per il monitoraggio di tutti i movimenti nelle entrate e uscite del campo. Inoltre, hanno disseminato esplosivi sotto le strade d’accesso per ostacolare l’ingresso delle forze israeliane e predisposto allarmi in tutta l’area, attivati automaticamente alla rilevazione della presenza di truppe di Tsahal. Come nella Gaza di Hamas, sono stati anche costruiti laboratori per lo sviluppo di esplosivi e per aumentare la capacità di lanciare razzi.
«Israele ha capito che questo fenomeno, che stava prendendo piede, avrebbe potuto portare a tentativi di imitare le stragi del 7 ottobre e così è intervenuto in modo massiccio», spiega Bar-Shalom. “Muro di Ferro”, prosegue l’analista, è diventata la più grande operazione in Cisgiordania dal 2002 (allora si chiamava “Scudo difensivo”). «La somiglianza tra il 2002 e il 2025 è l’obiettivo», sottolinea Bar-Shalom. «Oggi come allora, l’obiettivo è restituire alle IDF la capacità di operare liberamente nelle città palestinesi. Allora era contro l’Autorità Nazionale Palestinese, oggi è al suo fianco». Secondo l’analista, nonostante le critiche mosse da Gerusalemme all’ANP, alla fine delle manovre militari Israele le affiderà la responsabilità dell’area, «almeno quella civile. E questo anche se l’ANP è debole, anche se ci sono sospetti nei suoi confronti, anche se non piace all’ala destra della coalizione».