USA – Della Pergola: «Idea Trump su Gaza, tattica negoziale»

Gaza sotto controllo americano e senza palestinesi, ricollocati a tempo indefinito in altri paesi arabi, in particolare Giordania ed Egitto. È l’idea lanciata dal presidente Usa Donald Trump ieri sera durante l’incontro alla Casa Bianca con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Una proposta che ha colto di sorpresa il mondo e di cui si discute ovunque, da Gerusalemme a Washington, da Ramallah a Riad. «Sono molto perplesso. Commentare Trump è quasi impossibile: è un vero e proprio giocoliere che estrae conigli dal cappello, un illusionista della politica. Non è chiaro quali siano le sue vere intenzioni», commenta da Gerusalemme il demografo Sergio Della Pergola. «Si tratta di trasferire forzatamente quasi due milioni di persone in paesi già fragili e in difficoltà. Egitto e Giordania vedono come la peste questa proposta. D’altra parte hanno bisogno di Trump e del sostegno Usa, di soldi e aiuto militare per combattere l’Iran, i Fratelli musulmani. Vedremo cosa ne verrà fuori». Per Della Pergola potrebbe essere una tattica negoziale dell’inquilino della Casa Bianca, proprio mentre Israele e Hamas si avviano a trattare per la fase due del cessate il fuoco in cambio del rilascio di altri ostaggi. «Trump potrebbe aver lanciato questa idea estrema per poi ritirarla e apparire come colui che ha concesso qualcosa. Un po’ come nella vecchia barzelletta ebraica del rabbino che suggerisce a una famiglia disperata di mettere una capra nella loro piccola casa: quando poi la tolgono, la situazione sembra migliorata rispetto a prima». L’occupazione Usa di Gaza e il ricollocamento di centinaia di migliaia di persone potrebbe essere in linea con questa storia. «È una condizione assolutamente impossibile, che poi, a negoziato avviato viene tolta, come fosse una concessione e si arriva a un compromesso».
Hamas, nel frattempo, si è già pronunciato contro il piano Trump. «Hanno ovviamente respinto l’idea, ma lo hanno fatto in un modo insolitamente moderato. Forse un segnale che non vogliono lo scontro diretto con l’amministrazione Usa». A respingere l’idea non è stata solo Hamas, ma anche l’Autorità nazionale palestinese, i paesi arabi, i democratici Usa e molti leader internazionali.
Ma un’iniziativa simile ha precedenti? «Non dobbiamo essere ipocriti: ci sono stati spostamenti di decine di milioni di persone nel passato», sottolinea Della Pergola. «Tra i più significativi si ricordano: il trasferimento tra India e Pakistan dopo la loro separazione, per ridurre il conflitto tra musulmani e hindu; lo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia negli anni ‘20, con grandi difficoltà e dislocazioni; e il massiccio spostamento della Polonia verso occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la conseguente espulsione di milioni di tedeschi etnici. Anche gli italiani dalla Dalmazia subirono espulsioni». Per il demografo l’ipocrisia occidentale emerge «nel considerare il problema dei profughi palestinesi unico e speciale, mentre in passato ha accettato e gestito situazioni simili senza simili reazioni».
Sulla fattibilità in ogni caso il docente emerito di Demografia dell’Università Ebraica di Gerusalemme ha molte perplessità. «In teoria, si potrebbe persino ipotizzare una presenza americana a Gaza, magari sotto forma di una grande base militare per controllare il Mediterraneo. Trump ha accennato a progetti che sembrano piuttosto improvvisati, come la costruzione di una riviera. Ma chi sarebbero gli investitori? Gli albergatori? Sembra una proposta priva di reali basi concrete».
Dal punto di vista israeliano, le parole di Trump sono state accolte con favore dall’estrema destra. Ma per la loro incertezza è difficile che condizionino realmente il futuro del governo. Per l’esecutivo il problema è fare i conti «con l’opinione pubblica israeliana, che in larga maggioranza è favorevole alla liberazione degli ostaggi e alla continuazione della tregua. Questo spinge il primo ministro Netanyahu a proseguire nei negoziati, mentre l’estrema destra, contraria all’intesa, minaccia di abbandonare la coalizione». Per Della Pergola i nodi all’interno della maggioranza verranno al pettine a breve. «Entro marzo dovrà essere approvata la nuova legge di Bilancio. Se non accade, il parlamento dovrà essere sciolto e saranno indette elezioni anticipate». Per far passare il bilancio, afferma il demografo, i partiti religiosi «esigono una legge sull’arruolamento che mantenga molti dei privilegi previsti in termini di esenzione dalla leva del loro elettorato. Ma è una legge che per molti grida vendetta, indigesta anche a parte del Likud, il partito di Netanyahu. Approvarla significa perdere una parte della propria base e soprattutto perdere le prossime elezioni, che non sono tanto lontane (ottobre 2026). Come per la proposta di Trump, staremo a vedere».

Daniel Reichel

(Foto portavoce della Casa Bianca)