ISRAELE – Sa’ar-Tajani, nuovo incontro

Terzo incontro in poche settimane tra i ministri degli Esteri di Israele e Italia, Gideon Sa’ar e Antonio Tajani. Il capo della Farnesina, assieme alla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, si è recato oggi al porto di Ashdod per partecipare alla consegna del carico di aiuti italiani da destinare a Gaza.
«Dobbiamo essere presenti, dobbiamo svolgere un ruolo attivo per la pace e per far sì che la tregua possa andare avanti, con l’obiettivo finale di poter unificare la Palestina», ha dichiarato Tajani appena atterrato in Israele.
Chiamato a commentare la proposta del presidente Usa Donald Trump di mettere sotto controllo americano Gaza e trasferirne, a tempo indeterminato, i palestinesi in altri Paesi arabi, il ministro ha ribadito la posizione italiana: «Due popoli e due Stati, il neonato Stato palestinese dovrà riconoscere Israele e dovrà essere riconosciuto da Israele. Ogni altra mossa sarebbe velleitaria, sbagliata e direi controproducente».
Di avviso diverso il suo collega israeliano. È necessario «considerare idee fuori dagli schemi», ha affermato Sa’ar in merito all’idea di Trump. «Gaza nella sua forma precedente non ha futuro», ha aggiunto, definendo l’enclave palestinese «un esperimento fallito», da quasi trent’anni in mano ai terroristi di Hamas. «Bisogna trovare un’altra soluzione, ed è quello che sta cercando di fare il presidente americano».
Per il capo della diplomazia israeliana, la ricollocazione di quasi due milioni di persone suggerita da Trump è possibile: «Finché la migrazione avviene per libera scelta di una persona e finché c’è un paese disposto ad accoglierla, non si può dire che sia immorale o disumana».
Affiancato da Tajani, Sa’ar ha poi ribadito la scelta di Gerusalemme di non collaborare più con l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, perché accusata di stretti legami con Hamas. «Si può portare aiuto a Gaza anche senza l’Unrwa», ha affermato Sa’ar, definendo l’impegno italiano con il progetto “Food for Gaza” un esempio di questa alternativa. Rivolgendosi poi a Tajani, il ministro israeliano ha invitato a «prendere in considerazione nuovi approcci», riferendosi nuovamente alla proposta di Trump.
Il presidente americano, dopo l’annuncio che ha scosso il mondo, è tornato a parlare della sua idea, escludendo una presenza di soldati americani a Gaza. «La Striscia di Gaza verrebbe consegnata agli Stati Uniti da Israele alla fine dei combattimenti», ha scritto Trump sul social Truth. «Gli Usa, lavorando con grandi team di sviluppo provenienti da tutto il mondo, inizierebbero lentamente e con attenzione la costruzione di quello che diventerebbe uno dei più grandi e spettacolari sviluppi del genere sulla terra», ha proseguito il presidente, sostenendo che «gli Stati Uniti non avrebbero bisogno di soldati! La stabilità della regione regnerebbe!».