ISRAELE – L’ex ostaggio: Impensabile dividersi sul rilascio dei rapiti

«Omer è stato rapito da 493 giorni. Da sabato non riesco più a funzionare, mi sento male dopo aver visto Or Levi, Eli Sharabi e Ohad Ben Ami lasciare i campi di concentramento di Hamas». Come Shelly Shem Tov, madre dell’ostaggio Omer, tutte le famiglie dei 76 israeliani ancora prigionieri a Gaza sono terrorizzate. Immaginano la sofferenza dei loro cari e chiedono al governo di intervenire il prima possibile per liberarli. «Non possiamo dire che non lo sapevamo, che non abbiamo visto».
Per Shem Tov, intervenuta in un’audizione alla Knesset, il governo e i parlamentari devono impegnarsi «a salvare tutti coloro che da laggiù non possono gridare, sia gli ostaggi vivi sia quelli assassinati».
Il suo appello è stato condiviso dagli altri parenti degli ostaggi, a cui si è aggiunta l’amarezza espressa da Arbel Yehud, liberata il 30 gennaio. In un messaggio letto dal padre Yechiel ai parlamentari, Arbel, 29 anni, ha sottolineato il suo shock per le divisioni nate sull’intesa con Hamas per la liberazione degli ostaggi. «Ho imparato l’arabo nel giro di un mese e ho sentito i miei rapitori esprimere gioia per la divisione nella nostra nazione sulla questione del rilascio degli ostaggi», ha scritto Yehud, il cui compagno Ariel è ancora tra i rapiti.
«Pensavo fosse solo terrorismo psicologico. Non ci ho creduto… finché non sono tornata in israele e sono stata esposta a questa dura realtà». Rimasta per 482 giorni isolata, senza avere contatti con gli altri rapiti, la 29enne ha evitato di descrivere nei dettagli la vita nelle mani di Hamas. «Potete immaginare da soli alcuni degli orrori che ho vissuto. Tutti voi avete visto il giorno del mio rilascio».
Spintonata da una folla armata, emaciata in volto, con gli occhi terrorizzati, la liberazione di Arbel, prima ancora di quella di Levi, Sharabi e Ben Ami, è diventata un simbolo della violenza subita dagli ostaggi. «Nonostante ciò, sono tornata con l’obiettivo di salvare il mio amato Ariel, suo fratello David e tutti gli altri ostaggi», ha concluso la donna, chiedendo un accordo per riportare tutti a casa insieme.
«Riportate tutti indietro in una volta sola, i vivi e i morti. Non spaventate l’opinione pubblica con la questione del prezzo, spaventate voi stessi» pensando al destino degli ostaggi. «Forse questo vi garantirà di proteggere meglio i cittadini di questo paese in futuro».