ANTISEMITISMO – Il Cdec misura crescita record del pregiudizio 2024
Gadi Luzzatto Voghera: Fondamentale coinvolgere istituzioni nel contrasto

«L’antisemitismo in Italia ha raggiunto livelli senza precedenti». Questa la conclusione della Relazione annuale 2024 dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC, che evidenzia un aumento allarmante di atti e discorsi d’odio contro gli ebrei. Dai dati emerge una realtà in cui l’antisemitismo non solo cresce in numeri, ma si fa sempre più aggressivo e socialmente accettato.
Nel corso del 2024, l’Osservatorio ha ricevuto 1.384 segnalazioni, di cui 877 sono state classificate come episodi di antisemitismo. Il numero di casi risulta quasi doppio rispetto a quello del 2023 (454), segnando un incremento mai registrato prima. L’odio si manifesta in modo crescente sia online che offline, con 277 episodi avvenuti nel mondo reale, dalle minacce scritte sui muri ai vandalismi su edifici ebraici, fino ad aggressioni fisiche e verbali.
L’analisi mostra che l’antisemitismo trova terreno fertile in un contesto sociale in cui la fragilità economica e il senso di insicurezza diffuso si traducono in risentimento e teorie cospirative. La guerra a Gaza, iniziata dopo le stragi di Hamas del 7 ottobre 2023, ha amplificato questi fenomeni, normalizzando retoriche antisemite mascherate da antisionismo. «Il 70% degli episodi riguarda attacchi contro Israele, con una crescita di narrative antisioniste che si sovrappongono a pregiudizi storici sugli ebrei», sottolinea la sociologa Betti Guetta, che ha redatto il report assieme a Stefano Gatti, Murilo Cambruso e Larisa Anastasia Bulgar. «L’aumento degli episodi riflette un ampliamento delle fonti dell’odio antiebraico, sempre più generalizzato e non più attribuibile a specifiche fasce di età».
L’odio in rete
I social media continuano a essere il principale veicolo di diffusione dell’antisemitismo. Rispetto al 2023, sono aumentati gli insulti, le minacce di morte e la glorificazione della violenza contro gli ebrei. Particolarmente diffusi gli slogan come «From the river to the sea», la distorsione della Shoah e l’accostamento di Israele al nazismo. Un segnale inquietante, si legge nella relazione, è l’uso di questi temi non solo da parte di gruppi estremisti, ma anche da figure pubbliche e influencer.
Le piattaforme digitali, nonostante gli obblighi imposti dal Digital Services Act (DSA) dell’Ue, faticano a contrastare efficacemente l’odio online. La moderazione dei contenuti antisemiti rimane insufficiente e, spesso, algoritmi e shadowbanning (pratica utilizzata da piattaforme social e forum per limitare la visibilità di un utente o dei suoi contenuti senza notificarglielo direttamente) penalizzano voci ebraiche e filoisraeliane. «L’antisemitismo online presenta nuove dinamiche che devono essere approfondite e studiate», afferma Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec.
Fenomeno trasversale
La relazione individua alcune principali matrici ideologiche dell’antisemitismo in Italia, tra cui: l’antigiudaismo cristiano e islamico, il neonazismo e neofascismo, l’odio generico e il cospirazionismo, l’antisemitismo legato a Israele e le teorie del complotto sul potere ebraico. La narrativa più diffusa lega Israele e il sionismo al razzismo, all’imperialismo e al colonialismo. «Ma attenzione non guardiamo solo all’Islam radicale, all’estrema sinistra o ai neofascisti. Il problema è che l’antisemitismo dopo il 7 ottobre è diventato una narrazione comune, usata come strumento ideologico per attaccare Israele e legittimare l’odio contro gli ebrei», spiega Gatti. Questo paradigma ha trovato nuova linfa nelle proteste studentesche e nei movimenti antagonisti, dove si registra una crescente ostilità verso gli ebrei, spesso mascherata da attivismo politico.
L’impatto sulla vita ebraica
Uno degli aspetti più gravi è il condizionamento della vita degli ebrei italiani. Studenti universitari e delle scuole del paese hanno subito pressioni, esclusioni e attacchi, fino ad essere costretti a nascondere la propria identità ebraica. «Le minacce nelle scuole, le manifestazioni con slogan violenti e l’isolamento sociale rendono difficile la quotidianità di molti membri della comunità ebraica», rileva Guetta. «Scuole e università sono diventati centri di tensione, con le occupazioni studentesche e le manifestazioni pro-Palestina che hanno favorito la diffusione di retoriche antisemite», aggiunge Gatti. Per il ricercatore media e informazione hanno molte responsabilità nell’atmosfera generale. «Sono mondi sempre più polarizzati. La narrazione su Israele è spesso ridotta sui giornali e siti di informazioni a uno scontro tra “buoni” e “cattivi”, senza spazio per una riflessione critica. Si dà poi grande risalto a posizioni minoritarie e aggressive come quelle dei gruppetti di universitari contro Israele, amplificandola a dismisura la reale portata del loro messaggio».
Le risposte
Nel 2024 sono state adottate diverse iniziative per contrastare il fenomeno. Tra queste, progetti formativi per docenti e studenti, corsi e conferenze. Inoltre, è stata avviata una revisione della strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo, con il coinvolgimento del Coordinatore nazionale. «È importante riconoscere le azioni già intraprese per contrastare l’antisemitismo, evitando la narrativa secondo cui “non si sta facendo nulla”. Il coinvolgimento delle istituzioni e l’attuazione della strategia nazionale sono passi fondamentali. Dobbiamo continuare a lavorare, usando strumenti come la relazione dell’Osservatorio per capire dove intervenire», conclude Luzzatto Voghera.
Daniel Reichel