TRENTO – Una “pietra d’inciampo collettiva” contro il pregiudizio antiebraico
Onorata la memoria delle vittime del culto di Simonino
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Dal 27 gennaio scorso, nella centrale piazza del Duomo di Trento, ai piedi della Torre civica, si può sostare dinanzi a una grande “pietra di inciampo” a memoria degli ebrei della città che 550 anni fa, sotto i colpi di un violento pregiudizio antiebraico (la cosiddetta “accusa del sangue” ovvero di omicidio rituale, ricorrente a ridosso della festa di Pesach, la pasqua ebraica), furono processati e messi a morte per un delitto mai compiuto. La presunta vittima era un bambino di nome Simone, che il vescovo-principe e il fanatismo popolare vollero martire e santo. Posando a terra la lapide alla presenza del sindaco di Trento, lo storico del diritto Diego Quaglioni, già preside della locale facoltà di giurisprudenza e studioso degli atti di quel processo condotto a colpi di tortura per far ammettere il delitto agli accusati, ha affermato: «Questa posa è un atto di inestimabile valore morale, che facciamo su richiesta della società civile e del mondo degli studi, fatta propria dal consiglio comunale, come ulteriore riparazione dopo la lapide posta nel 1992 nel vicolo dell’Adige [a ridosso dell’antica sinagoga]». Quaglioni ha ricordato l’abbondante documentazione storica sul caso Simonino, con le voci delle vittime, degli inquisitori, dei falsi testimoni, persino degli aguzzini. Ma dalla carte «riemergono anche le voci di coloro che si opposero all’ingiustizia, come quella del messo del papa Sisto IV, il vescovo domenicano Battista dei Giudici, che invano difese gli innocenti a Trento e a Roma, vittima a sua volta di chi lo calunniava come assoldato dagli ebrei». L’antiebraismo – ha concluso il professor Quaglioni – è come quei veleni che penetrano su un terreno e vi rimangono per generazioni, anzi per secoli. Sulla lapide si legge: «Nel 1475 alcuni uomini e donne, accusati con falso pregiudizio di essere colpevoli della morte di un bambino, in questa torre furono sottoposti a tortura affinché confessassero il delitto che non avevano commesso: furono poi condannati a morte dal tribunale della città e su questa piazza crudelmente giustiziati. Solo nel XX secolo la ricerca storica ha permesso di comprendere quanto era davvero accaduto. Trento pose [questa lapide] nell’anno 2025, in memoria di quegli uomini e di quelle donne che avevano in questa città la loro casa e che furono odiati, perseguitati e uccisi in quanto ebrei».
Massimo Giuliani