SHIRIM – Carlo Michelstaedter

Cade la pioggia triste senza posa
a stilla a stilla
e si dissolve. Trema
la luce d’ogni cosa. Ed ogni cosa
sembra che debba
nell’ombra densa dileguare e quasi
nebbia bianchiccia perdersi e morire
mentre filtri voluttuosamente
oltre i diafani fili di pioggia
come lame d’acciaio vibranti.
Così l’anima mia si discolora
e si dissolve indefinitamente
che fra le tenui spire l’universo volle abbracciare.

Ahi! che svanita come nebbia bianca
nell’ombra folta della notte eterna
è la natura e l’anima smarrita
palpita e soffre orribilmente sola
sola e cerca l’oblio.


Di nuovo per Shirim splendidi versi di Carlo Michelstaedter (1887-1910).
Il poeta osserva dai vetri la pallida luce tremolare, la pioggia dissolversi come i suoi pensieri e l’anima. Sembra quasi che voglia sparire e sciogliersi, essere nebbia per non essere più.
C’è in questo sogno di svanire, di sciogliersi nelle acque del cielo, un vivo desiderio d’esser parte del tutto non pensante e congiunto, incapace di concepire solitudini e biasimi, d’intravedere l’eterna notte, pensare la felicità.Così, infine, tace il pensiero.
Decomposto si scolora e trova pace.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno