LA POLEMICA – Emanuele Calò: Mai sdoganare l’antisionismo
In occasione della visita alla sinagoga di Roma del Presidente di Israele, Isaac Herzog, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, ha detto che «L’enorme ondata è arrivata già l’8 ottobre 2023, scoprendo ciò che è stato nascosto per decenni. Si nasconde in ogni ambito (scolastico, accademico, culturale, sportivo) e i vari flussi sono ben finanziati e fanno appello ai sentimenti più semplici e basilari di ogni cittadino. Una responsabilità che poniamo anche sul sistema mediatico che quotidianamente sceglie cosa pubblicare e mostrare, accettando l’influenza di una propaganda ben mirata».
Ciò sta a significare che si inizia a uscire dalle relazioni edulcorate che privilegiano l’odio sottoproletario, i cosiddetti “soggetti bizzarri della rete”, le quali dedicano uno spazio striminzito all’antisemitismo strutturale, riguardante giornalisti, influencer, parlamentari, docenti universitari, persone di spettacolo, mentre una valanga di dati alluvionali sull’antisemitismo viene esposta senza menzionare nessun testo scolastico autorizzato nelle scuole, nessun volume della grande editoria, nessun programma televisivo, nessun grande quotidiano. Se le cose stessero veramente come scaturiscono dagli studi degli esperti, potremmo concludere dicendo che l’antisemitismo alligna soprattutto presso gli emarginati.
Il problema è che, se anziché basarci sulla definizione IHRA di antisemitismo, ci basassimo anche su qualche definizione che sdogana l’antisionismo (non si vede perché citare una tesi e il suo opposto, come se fosse un menù da trattoria) ne verrebbe fuori un quadro distorto, e richiamo la distorsione perché la Presidente UCEI, giustamente, l’ha individuata come il segno dominante del pregiudizio. Purtroppo, non si considera appieno che, come asseriva il Rabbino Sir Jonathan Sacks «L’antisemitismo comporta negare agli ebrei i diritti di ogni altro, e la sua forma attuale è l’antisionismo». Se si considera che quanto detto da Sacks sia una minuzia e non l’asse del discorso, ne uscirà una narrazione accomodante ma inutile e, quindi, controproducente. Si potrà pure sostenere che l’obiettività non esiste allo stato puro, ma non si può, per contro, pensare che non esista una soggettività che consente di accedere ai salotti buoni. Forse la summa divisio si potrebbe tracciare fra chi vi rinuncia e chi non vi rinuncia. Chi ne pagherebbe il prezzo, se non le vittime d’antisemitismo?
Emanuele Calò