OSTAGGI – Lo sdegno degli ebrei italiani: corpi usati come pedine

Un minuto di silenzio e preghiera come «atto di massimo rispetto per il martirio subito da queste vittime innocenti». Lo ha invocato la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, esprimendo dolore e indignazione per il ritorno in Israele delle salme di quattro ostaggi rapiti e uccisi da Hamas: Shiri Bibas, i suoi due figli Kfir e Ariel, e Oded Lifshitz.
Preghiera e silenzio diventano un grido di protesta contro «le immagini agghiaccianti che arrivano da Gaza, dove la folla – comprese madri e bambini – ha assistito alla restituzione dei corpi», in quello che Di Segni ha definito «un nuovo show dell’orrore». Scene sulle quali pesa il silenzio della comunità internazionale. Trattenere i corpi di una madre e dei suoi due bambini è «il vero crimine più crudele», ha denunciato la presidente Ucei, sottolineando che «usare gli ostaggi come pedine di scambio con sanguinari terroristi è una vergogna per l’intera umanità, e ancor più per chi si considera civile».
Ma la ferocia dei terroristi non si fermerà a Israele. «Prima o poi arriveranno in Italia e in Europa, comandati e finanziati dall’Iran e dai suoi alleati ancora occulti», ha avvertito Di Segni, lamentando la cecità di chi, in politica, continua a ignorare questa minaccia.
Oggi, però, il pensiero è rivolto alle vittime e ai loro cari. «In questo giorno di lutto, le nostre comunità si stringono attorno alle famiglie Bibas, Lifshitz e a tutto Israele», ha affermato la presidente Ucei.
A unirsi al cordoglio è anche il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, Luca Spizzichino: «Non ci sono parole. Solo rabbia e dolore», ha dichiarato Spizzichino. «Non c’è guerra, non c’è politica, non c’è narrativa che possa giustificare un orrore simile. Le giovani vite di Ariel e Kfir non sono state spezzate dalla guerra, ma dall’odio cieco di chi vede in loro il futuro di una nazione e di un popolo da estirpare. Non c’è moralità senza indignazione di fronte a tutto questo».