ISRAELE – L’ultimo saluto a Oded Lifshitz

Oggi, nel kibbutz Nir Oz, centinaia di persone si sono riunite per dare l’ultimo saluto a Oded Lifshitz, uno dei fondatori della comunità, brutalmente assassinato durante la sua prigionia a Gaza per mano della Jihad Islamica. Rapito il 7 ottobre 2023 dai terroristi, Lifshitz è stato restituito alla sua famiglia dopo oltre 15 mesi di attesa.
Tra i presenti al funerale vi erano familiari, vicini, ostaggi liberati, il presidente israeliano Isaac Herzog e i diplomatici di diversi paesi. È stata la moglie di Oded, Yocheved, ad aprire l’elogio funebre. «Voglio ringraziarti per i 67 anni che abbiamo trascorso insieme, costruendo una bella famiglia con un’eredità di cui essere orgogliosi», ha affermato Yocheved, rapita assieme al marito, ma rilasciata nel novembre 2023 nel primo accordo tra Israele e Hamas. «Il nostro rapimento e la tua morte mi hanno scossa. Abbiamo lottato per la giustizia sociale e la pace in tutti questi anni e, sfortunatamente, abbiamo subito un duro colpo proprio dalle persone che abbiamo aiutato». I coniugi Lifshitz, assieme a molti della comunità di Nir Oz, facevano volontariato per aiutare i palestinesi di Gaza a ricevere assistenza sanitaria in Israele.
Yocheved ha sottolineato l’immenso dolore per la devastazione della loro comunità, rimasta senza difese il 7 ottobre, e ha ribadito l’urgenza di riportare a casa tutti gli ostaggi ancora in mano ai terroristi. «Non sono senza speranza. Continuerò la nostra lotta per liberare ogni ostaggio fino a quando l’ultimo non sarà a casa», ha affermato la donna.
Il figlio maggiore di Lifshitz, Arnon, ha ricordato il padre come un modello da seguire, sottolineando che «non avrebbe parlato di vendetta, ma di ricostruzione». Il fratello minore, Yizhar, ha parlato del senso di colpa per non essere stato al fianco del padre nel momento del rapimento. «Papà, mi dispiace di non esserci stato per te il 7 ottobre, quando hai cercato di proteggere la mamma da solo, quando sei morto a causa delle torture a Gaza, proprio come i tuoi amici nel kibbutz».
Le scuse di Herzog
A chiedere scusa è stato anche il presidente Herzog, ma rivolto alla tutta la famiglia Lifshitz e al kibbutz Nir Oz. «A nome d’Israele, chiedo perdono per aver dovuto affrontare da soli i mostri dell’umanità. Perdonateci per non essere stati in grado di salvarvi e riportare indietro voi e tutti i vostri amici». Herzog ha ribadito la necessità di istituire una commissione d’inchiesta per far luce sugli eventi del 7 ottobre e ha promesso di non cessare gli sforzi per il ritorno di tutti gli ostaggi. «Non mi darò pace né rimarrò in silenzio finché non saranno tutti a casa».
Anche alcuni diplomati europei presenti hanno ricordato Lifshitz, descrivendolo come un uomo di pace e giustizia. «Oded Lifshitz credeva nella coesistenza. Non per ingenuità, ma per amore verso Israele e per il dolore delle guerre a cui ha assistito», ha affermato l’ambasciatore britannico in Israele, Simon Walters. «Ci sentiamo come se avessimo fallito, come se non avessimo potuto salvarlo», ha aggiunto l’ambasciatore tedesco, Steffen Seibert. «Ill suo messaggio di pace è più forte del terrorismo».
Il corpo di Lifshitz è stato restituito insieme a quelli di Ariel e Kfir Bibas nell’ambito del secondo accordo sugli ostaggi. I funerali dei due bambini, assieme a quello della madre si terranno domani in forma privata in un cimitero vicino al kibbutz Nir Oz. Gli elogi funebri saranno trasmessi in diretta dai media israeliani.