WASHINGTON – Incontro Ajc-Witkoff: Lavoriamo per un nuovo Medio Oriente

Una nuova era nella relazioni tra Israele e i suoi vicini arabi è un obiettivo possibile. Anzi, la strada è già tracciata e non resta che continuare a percorrerla.
Ted Deutch, il presidente dell’American Jewish Committee (Ajc), ha espresso questo suo convincimento durante un incontro a Washington con alcuni rappresentanti dell’amministrazione Trump, diplomatici e addetti ai lavori, ma soprattutto con il neo inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff.
A tutti loro ha presentato l’Ajc Center for a New Middle East, il nuovo progetto targato Ajc che opererà «in modo olistico» per favorire la distensione dei rapporti tra paesi e la firma di nuovi accordi nel solco della strada tracciata nel 2020 da quelli di Abramo. Lavoreranno insieme a questo scopo i 15 uffici internazionali dell’organizzazione, a partire da quelli di Gerusalemme e Abu Dhabi.
«In questo momento ci sono due scelte possibili per i leader in Medio Oriente», ha dichiarato Deuch. Da una parte «troviamo la morte e la distruzione propagandate da Hamas, Hezbollah e Iran», mentre dall’altra «c’è la visione degli Accordi di Abramo e dell’integrazione regionale, che cerca di unire all’insegna di valori condivisi». Per il numero uno dell’American Jewish Committee, che ha messo a disposizione l’esperienza accumulata da Ajc nelle relazioni con il mondo arabo, avviate già negli anni cinquanta del secolo corso, si tratta di «un cambiamento irripetibile». Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto Jason Isaacson, il responsabile della linea politica dell’Ajc: «Siamo pienamente consapevoli dei pericoli e delle sfide, ma abbiamo speranza e fiducia nel coraggio e nella determinazione dei leader regionali». Da parte dell’Ajc, ha assicurato Isaacson, massima sarà la disponibilità «per contribuire a inaugurare una nuova era di pace, stabilità e prosperità per Israele e i suoi vicini arabi». Lo stato ebraico, ha riconosciuto Witkoff, è un baluardo nell’innovazione tecnologica e i temi di cui si occupa interessano da vicino paesi come gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, il Qatar. Quindi le potenzialità ci sono. «Immaginate che lavorino tutti insieme», ha ipotizzato l’inviato Usa. Per poi aggiungere: «Il Medio Oriente potrebbe essere una regione incredibile. Siamo fiduciosi».
L’Ajc resta ugualmente impegnata su altri fronti e nelle scorse settimane ha pubblicato sul proprio sito Translate Hate, un documento per disinnescare il pregiudizio antiebraico in ambito cristiano realizzato insieme alla conferenza dei vescovi Usa. Il documento è stato presentato in Vaticano ad alti rappresentanti della Santa Sede e al termine della missione il rabbino Noam Marans, direttore degli affari interreligiosi dell’Ajc, si è confrontato sull’argomento con Pagine Ebraiche. In un momento di frizione come quello attuale «le possibilità sono due: o ampliare la distanza tra i nostri due mondi, oppure al contrario rafforzare il dialogo», ha detto Marans nell’intervista pubblicata sul numero di marzo del mensile in distribuzione in questi giorni. «Noi crediamo nella seconda strada».