FRANCIA – Ebrei di sinistra scrivono a Le Monde: Abbandonati dalla nostra parte politica

Il 1° marzo Le Monde ha pubblicato un articolo che segna un punto di svolta nel dibattito sull’antisemitismo: un gruppo di intellettuali, ebrei francesi che si definiscono, «tutti figli della famiglia della sinistra» ha denunciato il silenzio, l’indifferenza o addirittura la negazione messa in atto dalla stessa sinistra di fronte alla recrudescenza di un fenomeno mai veramente scomparso. La testimonianza non è solo un atto di accusa, ma anche ilsintomo di un disagio profondo che scuote alla base il patto repubblicano francese. Negli ultimi anni gli atti di antisemitismo si sono moltiplicati: dagli insulti nelle scuole alle minacce sui luoghi di lavoro, dalle svastiche sulle vetrine a graffiti infami sulle cassette postali. «Dall’omicidio di Ilan Halimi nel 2006 e dei bambini della scuola Ozar Hatorah di Tolosa nel 2012, sappiamo che l’antisemitismo uccide in Francia». Eppure, sostengono i firmatari dell’appello, chi dovrebbe insorgere in difesa della giustizia e dell’uguaglianza sembra sempre pronto a voltarsi dall’altra parte. La sinistra, tradizionalmente impegnata nelle battaglie contro ogni forma di discriminazione, sembra sorda ogni volta che l’odio colpisce gli ebrei. Non si tratta, sostengono, di un’assenza di consapevolezza, ma di una precisa volontà di minimizzare, relativizzare o addirittura negare il problema. Questo atteggiamento si radica in una confusione pericolosa tra antisionismo e antisemitismo in cui le critiche alle politiche dello Stato di Israele, legittime in un dibattito democratico, spesso degenerano in un atteggiamento ostile verso gli ebrei tout court. Slittamento che non è nuovo ma oggi assume contorni allarmanti: la retorica militante dell’estrema sinistra sembra incapace di distinguere tra opposizione a un governo e pregiudizio contro un intero popolo. Il caso della sinistra radicale francese è esemplare: già nel 2024 figure autorevoli come Serge Klarsfeld avevano denunciato un pericoloso clima di ambiguità, al punto di dichiarare che avrebbero votato per il Rassemblement National pur di arginare l’antisemitismo presente nell’orbita di Jean-Luc Mélenchon. Sebbene sia una scelta che ha sollevato polemiche, ha anche messo in luce una contraddizione evidente: la sinistra, che da sempre si fa paladina dei diritti delle minoranze, trascura la comunità ebraica quando questa si trova sotto attacco. Il collettivo Tsedek ha a sua volta sollevato una questione speculare e altrettanto complessa: c’è il rischio che la denuncia di antisemitismo venga strumentalizzata per delegittimare la sinistra. Se è vero che l’antisemitismo non deve diventare un’arma politica, è altrettanto vero che non si può eluderlo per ragioni ideologiche. Tacere di fronte a un simile fenomeno significa di fatto accettare di abbandonare una parte della cittadinanza a un senso di isolamento e paura. L’appello pubblicato su Le Monde non può essere archiviato con superficialità: ignorarlo significa tradire quei principi di universalità e solidarietà che dovrebbero guidare ogni battaglia per i diritti. Nessuna lotta per l’uguaglianza può essere credibile se lascia indietro gli ebrei di Francia.