PURIM – Bellissima Ester

La Meghilla di Ester è un testo biblico pieno di fascino e mistero. Dietro l’eroismo di Ester, la donna che salva il suo popolo dall’annientamento ordito dal perfido Amman, si nascondono molti piani di lettura. È la storia della festa di Purim, fatta di segreti, dissimulazioni, identità nascoste, in cui anche la presenza di Dio rimane celata e in cui emerge con forza il ruolo della donna. È una storia senza tempo, come recita il titolo della nuova mostra del Museo nazionale dell’ebraismo e della Shoah di Ferrara, Bellissima Ester. Purim, una storia senza tempo.
Un’esposizione, che si inaugurerà mercoledì 12 marzo, in cui si svelano le molteplici sfaccettature della festa, tra ritualità, arte e reinterpretazioni culturali. Curata da Marina Caffiero, Olga Melasecchi e Amedeo Spagnoletto, con la collaborazione di Sharon Reichel, l’esposizione non si limita a raccontare la vicenda biblica di Ester, ma la attraversa riflettendo sui suoi diversi significati e sul ruolo dei suoi protagonisti.
«Questa mostra nasce sulle basi dell’esposizione realizzata nel 2024 al Museo ebraico di Roma, dove si voleva valorizzare la collezione della comunità ebraica locale. Al Meis abbiamo deciso di rivedere i contenuti e ampliare la prospettiva geografica, includendo materiali e testimonianze provenienti da contesti più ampi», spiega a Pagine Ebraiche Spagnoletto, direttore del Museo dell’ebraismo italiano. Purim è la festa del capovolgimento, dell’inatteso. L’atto di coraggio di Ester, che riesce a sovvertire un destino già scritto, si riflette nell’immaginario ebraico come un paradigma della resistenza e della speranza.La mostra lo racconta esplorando non solo la narrazione tradizionale, ma anche le sue trasformazioni nel tempo. In primo piano le Meghillot, rotoli del Libro di Ester decorati con articolati apparati iconografici, a cui si affiancano opere d’arte come le tavole realizzate nella seconda metà del XV secolo da Jacopo del Sellaio e da Filippino Lippi. Quest’ultime «decoravano le pareti di preziosi cassoni lignei nuziali e testimoniano la moda di porre a modello del rapporto coniugale le vicende narrate nel libro biblico», sottolineano i curatori nell’introduzione al catalogo della mostra. «Le due opere, espressione della fine del Quattrocento e inizio Cinquecento, ci permettono di vedere l’attenzione delle altre culture sulla storia di Purim, ma anche di porre al centro il tema della donna e della sua dignità», afferma il direttore del Meis. Tra i pezzi più preziosi in mostra, spicca la Meghillah di Mosheh ben Avraham Pescarol (o Pescarolo), realizzata a Ferrara nel 1616 e prestata dalla Biblioteca Nazionale di Israele a Gerusalemme. Dopo cinque secoli, il rotolo torna a Ferrara, nel luogo in cui venne scritto e decorato. Pescarol, oltre a essere uno scriba, era anche un editore e un raccoglitore di testi, nonché un uomo di grande cultura biblica. «Questa Meghillah è un’opera straordinaria che porta con sé le tracce di un’epoca di transizione. Essendo stata illustrata all’inizio del Seicento, da una parte conserva ancora alcuni elementi del fasto rinascimentale di Ferrara, che però si affievolisce progressivamente dopo l’inglobamento della città e dei suoi territori nello stato della Chiesa». In questo periodo si avvia un declino culturale e artistico per Ferrara, che fino ad allora era stata il cuore del potere degli Estensi. A distinguere la Meghillah di Pescarol sono le illustrazioni. «L’autore, con grande sapienza, non si è limitato a illustrare la storia di Purim così come appare nella Bibbia, ma ha attinto a un apparato molto più vasto, quello della letteratura rabbinica e del Midrash. Attraverso questi racconti espansi, la narrazione si arricchisce di dettagli, si spostano alcune scene, si concepiscono episodi che nel testo della Meghillah non sono rappresentati. È chiaro che la prospettiva midrashica è più ampia, e l’autore non la rifugge, anzi, la adotta pienamente».
Il ritorno da Israele di questo patrimonio dell’ebraismo ferrarese, conclude Spagnoletto, ha un ulteriore significato. «In un momento in cui molti istituti culturali mostrano incertezze nei rapporti con Israele, il Meis ribadisce con chiarezza il valore di questo legame, riconoscendo il ruolo fondamentale della cultura ebraica israeliana come fonte di ispirazione e ricerca per la diaspora».
Bellissima Ester. Purim, una storia senza tempo non si limita all’esposizione, ma chiede al visitatore di interagire, di mettersi in gioco. L’allestimento, curato dall’architetto Giulia Gallerani, prevede spazi in cui al visitatore viene chiesto di interagire, attraverso una serie di illustrazioni, con la tradizione ebraica, dando una propria voce alla storia