LA MOSTRA – Da Roma a Siracusa, gli altri Purim

I Purim speciali o locali, noti in ebraico come Purim Shenì o Purim Qatàn, sono festività istituite da diverse comunità ebraiche per commemorare eventi miracolosi che hanno portato alla salvezza da calamità naturali (terremoti, incendi, epidemie) o, più frequentemente, da aggressioni antiebraiche. Analogamente al Purim biblico, questi giorni di celebrazione includono la recitazione di preghiere e componimenti poetici, spesso accompagnati da usanze specifiche che variano a seconda del contesto storico e geografico, come spiega rav Gianfranco Di Segni nel catalogo della mostra Bellissima Ester. Purim, una storia senza tempo. Ai Purim Shenì la mostra del Meis (12 marzo – 15 giugno) dedica uno spazio per raccontare alcuni di quelli istituiti in Italia nel corso dei secoli.
Ferrara
La notte del 9 dicembre 1758, un incendio improvviso minaccia una casa nel ghetto di Ferrara. Le fiamme divampano mentre tutta la famiglia di Leone Vita dorme, ignara del pericolo imminente. Un vicino di casa nota il fuoco e bussa con forza alla porta per dare l’allarme. Alla chiamata, Silvia, moglie di Leone, si precipita ad aprire. Il vicino si prepara a intervenire per spegnere le fiamme e contenere il disastro, ma in modo inspiegabile il fuoco si spegne da solo. Nel ghetto, dove le abitazioni sono affollate e costruite prevalentemente in legno, il rischio di incendi devastanti è sempre presente. « Quello di Ferrara è un piccolo avvenimento che per la famiglia rappresenta una grande salvezza, degna di essere tramandata e ricordata come un Purim », sottolineano al Meis.
Roma
Il 13 gennaio 1793 a Roma, il diplomatico francese Nicolas Jean Hugou de Basseville viene assassinato da popolani romani, ostili alle idee rivoluzionarie. In quello stesso giorno, si diffonde la voce che gli ebrei del ghetto sostengano i francesi e nascondano un deposito di coccarde tricolori. L’accusa infiamma la folla, che tra gennaio e febbraio attacca ripetutamente il ghetto, tenta di appiccare il fuoco e molesta gli abitanti. L’ultimo assalto viene contrastato dalle Guardie Pontificie, ma è il cielo a decidere le sorti della comunità. Nubi scure si addensano improvvisamente, la pioggia cade violenta e le fiamme appiccate dagli assalitori si spengono. Quel temporale provvidenziale, che salva il ghetto dall’incendio, diventa un segno di protezione divina. Da allora, la comunità ebraica romana ricorda il Moed di Piombo, il giorno in cui l’acqua del cielo riportò la salvezza.
Siracusa
Secondo la leggenda, siamo nel 1405. Ogni anno il re di Siracusa visita il quartiere ebraico e, su suo ordine, tutti gli ebrei e i loro capi devono presentargli i rotoli della Torah in segno di sottomissione. Durante il 13° anno di regno, i capi della comunità ebraica decidono di portare in processione solo le custodie vuote dei rotoli, per rispetto della loro sacralità. Un apostata, venuto a conoscenza di questa decisione, denuncia il fatto al re, che pianifica di uccidere tutti gli ebrei di Siracusa se l’inganno si rivelerà reale. Il custode della sinagoga ha però una visione in cui il profeta Elia annuncia la minaccia e mette i rotoli della Torah nelle loro custodie. Il re ispeziona le custodie e, trovando all’interno i rotoli, condanna l’apostata per averlo ingannato. Da allora, nelle comunità di origine siracusana sparse lungo il Mediterraneo, il 17 di Shevat si festeggia il Purim di Siracusa.
(Nell’acquaforte di Bartolomeo Pinelli, Meo Patacca seda la plebe che sta incendiando il ghetto)