MUSICA – Come Giosuè a Gerico e Gagarin nello Spazio

Cosa accomuna Livorno e Amburgo?
Ovviamente l’ebraismo ma soprattutto la grande innovazione sinagogale della comunità ebraica labronica (sefardita) con il canto corale e l’utilizzo dell’organo nelle tefilloth; nel 1818 la comunità ebraica di Amburgo colse al volo la grande novità proveniente da Livorno inaugurando il maestoso organo del Tempio di Brunnenstrasse, non senza perplessità e discussioni.
A parte il divieto di suonare strumenti musicali durante Shabbat e festività (sebbene gli stessi non fossero di certo a conduzione elettrica bensì a mantice o plettro o fiato o arco) anche in segno di lutto per la distruzione del Tempio di Gerusalemme, gli oppositori intravedevano nell’organo una sorta di ‘cristianizzazione’ della pratica religiosa ebraica; quelli a favore dell’organo sostenevano legittimamente che l’organo non poteva affatto considerarsi prerogativa della tradizione cristiana.
Alla fine, la consuetudine di far suonare l’organo in sinagoga a musicisti non ebrei servì a placare la polemica e comunque ci pensò l’avvento del Terzo Reich nel 1933 a mutare radicalmente usi e costumi dell’ebraismo tedesco; la legislazione nazionalsocialista proibì ai musicisti non ebrei di svolgere lavori presso istituzioni ebraiche, ciò favorì l’ingresso in campo di eccellenti organisti ebrei.
Nel 1925 il direttore d’orchestra, organista e pianista ebreo Hermann Cerini si stabilì ad Amburgo e nel dicembre 1933 assunse l’incarico di direttore della Jüdischen Orchestervereinigung (prima orchestra ebraica di Amburgo), nell’estate 1934 assunse l’incarico di organista della sinagoga Oberstrasse; nell’agosto 1938 la sua richiesta di espatrio negli Usa per sé, la moglie Rosa Maria Robicek (convertita all’ebraismo prima del matrimonio) e i due figli Rafael e Joachim fu bloccata. Nel febbraio 1939 fu consentito l’espatrio unicamente ai suoi figli.
Il 19 luglio 1939 Cerini fu arrestato dalla Gestapo con l’accusa di «contaminazione razziale e incarcerato ad Amburgo, il 2 ottobre 1942 sua moglie divorziò allo scopo di preservarlo dalla deportazione ma invano; gli fu persino respinta la richiesta di libri dalla propria biblioteca di casa (una Storia della Musica, partiture di Wagner e un dizionario di lingua inglese).Dopo quasi quattro anni di prigione Cerini fu trasferito a Theresienstadt. Qui tenne un concerto con altri musicisti; il 28 ottobre 1944 fu trasferito a Birkenau dove letteralmente scomparve.
Ancora di salvezza del pensiero e del linguaggio musicale mitteleuropeo del primo Novecento, Theresienstadt fu altresì piazza sperimentale della musica contemporanea ma anche Cafè concerto e “Saint Louis” del jazz internazionale in barba alle disposizioni del Reich in materia (Count Basie, Duke Ellington e George Gershwin erano oltremodo gettonati nella Kaffeehaus e nel pavillon dell’orchestra); suo malgrado, Theresienstadt fu utilizzata dalla grande macchina propagandistica del Reich per sistematiche manipolazioni di informazione cinegiornalistica.
Il film Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem Jüdische Siedlungsgebiet mostra il direttore d’orchestra Karel Ančerl dirigere lo Studio per orchestra d’archi di Pavel Haas con l’orchestra su un palco ligneo addobbato di fioriere (nella foto); sopravvissuto, Ančerl dichiarò che quelle fioriere in realtà servivano a nascondere i piedi nudi di molti professori d’orchestra.
Il trombettista ebreo ceco Erich Vogel, fondatore della band The Ghetto Swingers a Theresienstadt (sopravvisse lanciandosi fuori dal treno che da Birkenau lo conduceva a Dachau), scrisse: «La musica […] rappresentava una via di fuga diretta, facile e confortevole dalla terribile quotidianità nel Campo. […] Mentre suonavo, dimenticavo dove mi trovassi. Il mondo sembrava essere in ordine, la sofferenza delle persone intorno a me scompariva: la vita era bella […] Sapevamo tutto e allo stesso tempo dimenticavamo tutto per qualche battuta di musica. Abbiamo recitato per e sulle nostre vite […] in una vita sociale assurda e una sopravvivenza bizzarramente autogestita».
Stanno ricostruendo il Muro di Berlino senza neanche mettere mano a calce e mattoni; da Stettino a Sebastopoli e da Madrid a Leopoli, l’Europa creata da musicisti ebrei e rom sta evaporando.
Paneuropei per definizione, con la musica creata in cattività ebrei e rom ripristinarono le coordinate politiche e umanitarie del Continente; oggi l’orologiaio della Storia è nuovamente impazzito.
Come disse un ufficiale statunitense quando i giudici dell’ultimo processo di Norimberga volevano con un colpo di spugna mandare tanti ex membri delle SS a casa, «just for fun: why did we go to war?»(così, tanto per ridere: perché abbiamo fatto la guerra?); già, perché la Guerra, perché Auschwitz, perché Norimberga ma alla fine non reggeremo il peso di tali domande.E allora mi viene in mente il grande cosmonauta sovietico Jurij Alekseevič Gagarin (foto 2), primo uomo ad aver circumnavigato la Terra nel 1961 il quale, nella contemplazione dei Cieli dalla navicella spaziale Vostok 1, intonò in buon italiano all’audiotrasmettitore la canzone più famosa del mondo ossia O sole mio scritta da Eduardo Di Capua nel 1898 nella città ucraina di Odessa; i tecnici che lo ascoltavano dalla base di lancio di Bajkonur, allibiti, non credevano alle proprie orecchie.
La musica creata nei lager è costata milioni di morti ed è riuscita a piegare lo spazio tridimensionale fornendoci la scorciatoia per l’infinito; imbarchiamo cervelli e cuori nelle Vostok 1 dell’immaginario e, come Gagarin, andiamo a cantare O sole mio o il Neuengammerlied a squarciagola nello spazio.
Come Giosuè a Gerico, abbattiamo il nuovo Muro a suon di musica; prima che sia troppo tardi.
Francesco Lotoro