SHIRIM – Kaddish (Ariel Viterbo)

Nel silenzio

le voci parlano 

di lontananza

di terra bagnata

asciugata dai giorni.

Ti ho visto ancora

e non era in sogno

era il tuo fiato nuovo

la casa a cui tornavi

le piante da innaffiare.

Noi avremo un marmo 

dove non piangerti.

Proponiamo per Shirim un delicato testo di Ariel Viterbo, tratto dalla neonata raccolta Senza fretta(editore Pasquale Gnasso).

Un testo che è canto, preghiera, ricordo.

Nei mattini solitari ove la terra denudata pare tutta esprimere a fiotti il pianto tenuto dagli occhi, incontra il silenzio l’invisibile mano, la voce flebile che sussurra piano. 

Un lampo e la casa, la via, gli anemoni attoniti sussultano al tocco di chi c’era e c’è ancora. 

Nel sentiero battuto di terra svaniscono i passi fiochi, come remoti rintocchi tonanti. 

Col cuore in pena si ascolta, s’interroga il vento, la roccia richiusa.

Ma nei meriggi sottili come lame s’insinua a un tratto un grato sapere sensibile.

Il fiato nuovo, linfa degli umidi fiori riparla dolcissime voci implorate, voci amatissime, mai davvero lontane.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno