ISRAELE – Razzi su Tel Aviv da Huthi e Hamas, a Gaza riprende l’offensiva via terra

Milioni di residenti del centro d’Israele sono corsi nei rifugi antimissile alle 4 del mattino di giovedì. Da due mesi gli Huthi, i ribelli yemeniti, avevano smesso di minacciare i civili israeliani. Nelle ultime ore hanno invece lanciato un missile intercettato da Israele nel suo spazio aereo. Non ci sono stati feriti, ma molta paura. Sulla scia dei ribelli sostenuti dall’Iran, anche Hamas è tornato a mettere mano al suo arsenale, sparando tre razzi sempre contro l’area di Tel Aviv. Due sono caduti in aree disabitate, uno è stato intercettato. Anche in questo caso le difese aeree hanno evitato danni, ma l’attacco è il segno che il cessate il fuoco a Gaza sarà molto difficile da ripristinare.
Alla minaccia di Hamas, le Forze di difesa israeliane hanno risposto, ordinando l’evacuazione della zona di Bani Suheila, nel sud della Striscia di Gaza. Da qui sono partiti i razzi contro Tel Aviv. Il portavoce militare in lingua araba, il colonnello Avichay Adraee, ha diffuso un comunicato con una mappa delle aree da evacuare, sottolineando che si tratta di un «ultimo avvertimento» prima di un’operazione militare più ampia. Secondo Tsahal, Hamas continua a lanciare razzi da aree densamente popolate, utilizzando i civili come scudi umani.
Le truppe israeliane hanno anche lanciato un’offensiva terrestre lungo la costa settentrionale della Striscia di Gaza, vicino a Beit Lahiya. L’obiettivo resta quello di smantellare le infrastrutture terroristiche di Hamas, anche se le famiglie degli ostaggi temono per i loro cari ancora prigionieri. Il Forum che le rappresenta ha nuovamente chiesto un incontro al primo ministro Benjamin Netanyahu. Sperano ancora in una possibile via negoziale per riportare i loro cari, sequestrati quasi un anno e mezzo fa.
La testimonianza all’Onu dell’ex ostaggio
Cosa significa vivere nelle mani degli aguzzini di Hamas lo ha spiegato l’ex ostaggio Eli Sharabi, intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. «Sono stato trattato peggio di un animale», ha raccontato Sharabi. «Le catene in cui mi tenevano mi hanno lacerato la pelle dal momento in cui sono entrato fino al momento in cui sono stato rilasciato». 491 giorni, ha aggiunto, è durato «il mio tormento e nessuno è venuto. Nessuno a Gaza mi ha aiutato. I civili ci hanno visti soffrire e hanno applaudito i terroristi. Non esiste una cosa come ‘non coinvolti’. E dov’era la Croce Rossa internazionale? Dov’erano le Nazioni Unite?», ha chiesto l’ex ostaggio, a cui Hamas ha ucciso la moglie e le due figlie. Rivolgendosi al Consiglio di sicurezza, Sharabi ha parlato degli aiuti umanitari a Gaza. «Come testimone oculare, ho visto cosa accade a questi aiuti: Hamas li ruba. Ho visto terroristi di Hamas portare nel tunnel scatole con gli emblemi delle Nazioni Unite e dell’Unrwa. Decine e decine di scatole, pagate dai vostri governi, per sfamare i terroristi che mi hanno torturato e hanno ucciso la mia famiglia».
Le tensioni politiche in Israele
Mentre la situazione militare a Gaza si complica, all’interno di Israele cresce la tensione politica. A Gerusalemme, le proteste contro il governo Netanyahu, innescate dall’annunciato licenziamento del capo dello Shin Bet e dal ritorno alla guerra, non si placano. Nelle scorse ore le manifestazioni sono sfociate in nuovi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. La polizia ha utilizzato cannoni ad acqua per disperdere i dimostranti radunati davanti alla residenza del primo ministro.
L’opposizione accusa il governo di aver perso il controllo della situazione, e l’episodio in cui il leader del Partito democratico, Yair Golan, è stato spinto a terra dalla polizia ha acceso ulteriormente il dibattito politico.