LIBRI – I giovani delle comunità e l’identità ebraica

La prima indagine si intitolava Cittadini del mondo, un po’ preoccupati (Giuntina) ed esplorava, su iniziativa dell’Associazione Hans Jonas e a cura di Saul Meghnagi, le opinioni dei giovani ebrei italiani riguardo alla loro identità, il rapporto con la comunità ebraica e la società civile. A oltre dieci anni di distanza un nuovo lavoro riprende il filo del discorso, aggiornandolo al contesto attuale. Due ebrei, tre opinioni (Giuntina) è il titolo della nuova indagine, a cura di Carlotta Jarach e Giulio Piperno, basata su un campione di 200 persone, distribuite tra le principali comunità ebraiche italiane. Il 45% proviene da Roma, il 30% da Milano e il resto da altre comunità del paese. Una ripartizione, spiegano i curatori, che riflette all’incirca la distribuzione generale dei giovani ebrei in Italia.
Strutturato in due parti, lo studio esamina prima gli aspetti teorici dell’identità ebraica, includendo un confronto con Israele e una panoramica sulla storia dell’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei). La seconda parte presenta un’indagine empirica svolta tra il 2021 e il 2024, analizzando le opinioni dei giovani su identità, religiosità, rapporto con Israele, matrimonio e social media. Rispetto al passato, scrive Piperno all’inizio del libro, «è riscontrabile una forte eterogeneità, legata in particolar modo al livello di osservanza religiosa, ma spesso anche al livello socioculturale di provenienza e alla comunità di appartenenza. Per alcuni temi, diventa dunque impossibile riassumere il parere dei giovani in modo unitario, e si può al più parlare di opinioni, al plurale». Da qui il titolo dell’indagine «Due ebrei, tre opinioni». Eterogenee sono ad esempio le risposte alla domanda «L’appartenenza all’ebraismo ha per te a che fare prevalentemente con quale aspetto?». Per il 43% dei partecipanti al sondaggio il principale elemento identitario è la cultura ebraica. A seguire, gli aspetti familiare e religioso ricevono rispettivamente il 23% e il 22% dei consensi. Una minoranza di intervistati riporta l’aspetto affettivo (7%) e un mix delle alternative indicate (4%). Ci sono anche differenze geografiche: a Milano la scelta preponderante è per l’elemento religioso (34%) a Roma e nelle piccole comunità è per quello culturale (44% e 60%). Questo è solo uno degli esempi da cui emerge un gruppo under 30 dinamico, legato alle tradizioni ma aperto al confronto, critico verso le istituzioni ebraiche, ben integrato nel paese ma disposto a trasferirsi per migliori opportunità, con una particolare attenzione a Israele. Dopo il 7 ottobre 2023, il timore dell’antisemitismo è aumentato, portando alcuni a cambiare abitudini e a cercare più supporto nelle comunità ebraiche.
I social media sono fondamentali per mantenere i giovani ebrei connessi e attivi nella vita comunitaria, specialmente tra i mediamente osservanti. L’ebraismo riformato è visto come legittimo, anche se non come alternativa all’ortodossia.
Il tema del matrimonio misto emerge come rilevante per il futuro dell’ebraismo italiano: molti lo accettano come un’opzione per mantenere una famiglia ebraica, con una maggiore apertura nelle piccole comunità. In sintesi, scrivono a conclusione dell’indagine Jarach e Piperno, «la ricerca ha delineato un quadro ricco e variegato delle opinioni dei giovani ebrei italiani, mettendo in luce sia le sfide sia le opportunità per il futuro dell’ebraismo in Italia».