ISRAELE – Attentato al nord, 85enne ucciso

Moshe Horn aveva 85 anni ed era un pilastro del kibbutz HaZorea, nel nord d’Israele. Tutti lo conoscevano con il soprannome di Musa. «Un uomo sempre con il sorriso sulle labbra», ricorda il suo kibbutz. Musa è stato ucciso questa mattina in un attentato all’incrocio Tishbi, lungo la strada 66, vicino alla città settentrionale di Yokneam. Si trovava in auto con suo figlio, 51 anni, quando un terrorista ha aperto il fuoco contro i veicoli in transito. Horn è morto sul posto, il figlio è rimasto ferito in modo lieve.
Secondo le autorità, l’attentatore, Karem Jabarin, 25 anni, residente nella città arabo-israeliana di Ma’ale Iron, ha prima lanciato la sua auto contro una pensilina dell’autobus, ferendo gravemente un soldato. È poi sceso dal veicolo, ha accoltellato il militare, gli ha sottratto l’arma e ha iniziato a sparare lungo la strada, colpendo diversi veicoli, tra cui quello di Horn. Il terrorista è stato poi ucciso da agenti della polizia di frontiera presenti nell’area.
Il soldato ferito, un autista del corpo dei carristi dell’esercito, è stato ricoverato in gravi condizioni al Centro medico Rambam di Haifa.
Horn era uno dei primi bambini nati a HaZorea, comunità fondata nel 1936 dai suoi genitori, pionieri giunti dalla Germania. «Era il cuore del nostro kibbutz», ha raccontato un amico a Ynet. «Una figura silenziosa ma presente, che si prendeva cura degli altri senza mai cercare attenzione».
L’attentato riporta l’attenzione sul terrorismo interno, in una fase in cui le forze di sicurezza sono nuovamente concentrate a Gaza. La guerra è ripresa e l’esercito ha colpito diverse postazioni di Hamas, oltre a eliminare alcune figure della sua leadership politica. Sul futuro dell’enclave palestinese, Gerusalemme ancora non si pronuncia. L’imposizione di un’amministrazione militare è una possibilità, ma, ha spiegato il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, «il nostro governo non ha ancora deciso in merito». Il chiarimento è arrivato durante la conferenza stampa tenuta da Sa’ar assieme all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas.
Sa’ar ha ribadito che Israele sta operando a Gaza secondo il diritto internazionale e ha motivato il blocco agli aiuti umanitari, spiegando che Hamas li dirotta e usa per scopi militari. «Nessun paese è obbligato a facilitare una guerra contro se stesso», ha affermato il ministro. «Israele non deve essere trattato in modo diverso».
Al suo fianco, Kallas ha espresso preoccupazione per la ripresa dei combattimenti a Gaza, affermando che «riprendere i negoziati è l’unico modo possibile per porre fine alle sofferenze di tutte le parti». Ha sottolineato il diritto di Israele a difendersi, ma ha aggiunto che le operazioni militari devono essere proporzionate. L’Unione europea, ha concluso, sostiene il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia e non prevede alcun ruolo per Hamas nel futuro governo di Gaza.
In Israele continua a far discutere la scelta del governo di Benjamin Netanyahu di licenziare sia il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, sia la procuratrice generale, Gali Baharav-Miara. Nuove proteste sono previste a Gerusalemme e Tel Aviv, mentre l’esecutivo ha confermato di voler procedere alle due rimozioni.