ISRAELE – Netanyahu avvisa Hamas: Aumenteremo pressione militare
A Gaza nuove manifestazioni contro il gruppo terrorista

Se Hamas non rilascerà gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza, Israele aumenterà la pressione militare. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu intervenendo alla Knesset. «Più Hamas persiste nel suo rifiuto di rilasciare i rapiti, più forte sarà la pressione su di loro. E li avverto: questo include il sequestro di territori», ha affermato il premier, sottolineando che i combattimenti a Gaza continueranno finché gli obiettivi di Israele non saranno raggiunti.
Da Gaza le risposte arrivano su più fronti. Hamas e Jihad Islamica continuano con la linea della violenza, rivendicando il lancio di due razzi contro Israele: uno è caduto in un’area aperta vicino a una comunità di confine e l’altro è stato intercettato. In risposta, l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione di alcuni quartieri di Gaza City, accusando i gruppi terroristici di lanciare razzi da zone densamente abitate.
Ma all’interno dell’enclave palestinese cresce anche un’altra voce: quella della popolazione civile. Per il secondo giorno consecutivo, centinaia di residenti sono scesi in piazza per protestare non solo contro la guerra, ma anche contro Hamas. Le manifestazioni si sono svolte a Beit Lahia, nel nord di Gaza, e nel quartiere di Shejaiya, a Gaza City. Un segnale raro ma importante, sottolineano i media internazionali, del crescente malcontento interno tra i palestinesi.
Sul fronte interno, il governo Netanyahu continua a essere oggetto di forti contestazioni. Durante il suo discorso alla Knesset, il premier ha attaccato duramente i manifestanti antigovernativi, definendoli «pagati» e accusandoli di violenze, minacce di morte contro esponenti della maggioranza e atti vandalici. Ha ribadito che «la democrazia non è in pericolo, ma lo è il governo dei burocrati e del deep state», puntando il dito contro «un gruppo di funzionari che vuole mantenere il potere».
Le proteste contro l’esecutivo proseguono con migliaia di israeliani scesi in piazza per contestare la gestione della guerra, dell’economia e per chiedere la liberazione degli ostaggi.