LIBRI – Storie d’Egitto, prima della cacciata
Il sogno del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser era di “buttare a mare” tutti gli ebrei dal Medio Oriente. La Guerra dei Sei Giorni vinta da Israele nel giugno del 1967 vanificò i suoi propositi genocidi e aprì un nuovo capitolo per la storia della regione. Perlomeno dall’Egitto, in ogni caso, gli ebrei erano già stati cacciati. Era il 1956 quando la Guerra di Suez determinò de facto lo sradicamento di una comunità con radici profonde e un ruolo preminente nell’intera storia ebraica, a livello anche simbolico, per le vicende dell’Esodo.
Solo poche decine di ebrei vivono oggi in Egitto, portando avanti con fatica riti e tradizioni. Di tutto quel che prima di loro è stato costruito nell’ultimo secolo di presenza consolidata nel paese tratta Daniel Fishman in Ebrei d’Egitto, pubblicato dall’editore Salomone Belforte in doppia lingua italiana e inglese e con un ricco apparato di immagini d’epoca. L’autore lo presenterà stasera a Roma, alla libreria ebraica Kiryat Sefer, confrontandosi dalle 18.30 con Franca Formiggini Anav e Renato Assin. Introdurranno Miriam Haiun, consigliera del Centro Ebraico Il Pitigliani, e la vicepresidente della Comunità ebraica romana Antonella Di Castro.
Il libro è un viaggio alla scoperta del sistema educativo, della vivacità intellettuale e spirituale e persino delle glorie sportive emerse da quel mondo a cavallo tra Otto e Novecento. Da quando cioè, nel 1869, proprio l’apertura del canale con i suoi nuovi sbocchi aveva attratto in Egitto una rilevante emigrazione ebraica. L’Egitto si presentava come una terra di opportunità e gli ebrei la fecero fiorire in molti ambiti, dando vita a una vera e propria “età dell’oro” poi rimossa dalla memoria collettiva. Ma dall’oblio stanno oggi riemergendo almeno le storie e questo è confortante, fa capire Fishman, esperto di comunicazione e autore di vari saggi a tema ebraico. Non a caso dopo le sofferenze di quel moderno esodo è arrivata nel 1979 la pace, pur fredda, tra Israele ed Egitto. E pure è motivo di consolazione il fatto che oggi vi sia fra i giovani egiziani la «crescente tendenza ad apprendere e scoprire di più sull’epoca d’oro ebraica, anche in termini di reciproca conoscenza e multiculturalità». (edited)