MEDIO ORIENTE – L’Iran che non odia: tre profili

Nel tumultuoso scenario geopolitico del Medio Oriente a volte emergono voci di dissenso che sfidano la narrativa dominante. Sul Jewish Chronicle, Daniel Ben-Dvid racconta le vicende di quegli iraniani che nonostante la propaganda del regime riescono ancora a sognare un futuro di pace con Israele. Tra questi dissidenti spiccano Vahid Beheshti, Afshin Payravi e Namdar Baghaei-Yazdi, tre uomini con storie diverse ma uniti dal desiderio comune di vedere Iran e Israele ricucire un rapporto storico interrotto dalla rivoluzione islamica del 1979. I loro racconti testimoniamo un desiderio di riconciliazione radicato in secoli di interazione tra i due popoli e nella convinzione che il futuro del Medio Oriente possa essere costruito su pilastri di dialogo piuttosto che di conflitto. Vahid Beheshti, 48 anni, ha lasciato l’Iran a vent’anni dedicando la sua vita all’attivismo contro il regime iraniano. Nel 2024 è diventato il primo dissidente iraniano a parlare alla Knesset sottolineando come milioni di iraniani desiderino la libertà e si oppongano alla politica della Repubblica islamica. Nonostante le minacce di morte ricevute da parte dei sostenitori del regime, Beheshti ha ribadito la necessità di un’azione decisa contro le infrastrutture nucleari iraniane e ha sostenuto che una vasta parte della popolazione iraniana la supporterebbe.
Afshin Payravi, 63 anni, ha vissuto sulla propria pelle la repressione del regime fin dagli anni della Rivoluzione islamica. Cresciuto in Iran è stato testimone delle prime manifestazioni contro il velo e delle restrizioni delle libertà civili. Arrestato più volte per il suo attivismo, nel 1980 ha trovato rifugio nel Regno Unito dove ha continuato la lotta per i diritti umani: a capo dell’Associazione dei Diritti Umani Iraniani e Alleati, Payravi si è battuto per dare voce agli iraniani silenziati dal regime. Con il passare del tempo, il suo impegno lo ha portato a incontrare ebrei da diverse parti del mondo. Ricorda che l’Iran prima della rivoluzione era stato tra i primi paesi del Medio Oriente a riconoscere lo Stato di Israele, un fatto spesso dimenticato dalla narrazione ufficiale della Repubblica Islamica. Namdar Baghaei-Yazdi, anch’egli esule, condivide la stessa visione di un Iran libero che possa ripristinare le relazioni con Israele, crede che i due paesi possano non solo convivere in pace ma anche cooperare e prosperare. Sogna un Medio Oriente in cui Iran e Israele possano formare un’alleanza commerciale simile a una “Unione europea del Medio Oriente”, favorendo crescita e stabilità nella regione. Sono voci spesso ignorate dalla comunità internazionale: se da un lato Teheran continua a perseguire una politica anti-israeliana dall’altro parte della popolazione iraniana aspira a una normalizzazione dei rapporti, e le storie di Beheshti, Payravi e Baghaei-Yazdi ricordano che il destino dei popoli non è scritto dai governi.