LA RISPOSTA – Marta Spizzichino: Sono qui, non mi vedi?

È ciò che ho pensato dopo aver letto con un mese di ritardo l’appello di Davide Assael pubblicato da Moked Progressisti, dove siete? 
Poi mi son detta che è normale non esser visti perché da tempo conduco una vita meno politica rispetto a qualche anno fa, laddove per me politica significava raccontare per un paio di giornali ebraici storie e libri che avessero un pur minimo appiglio al mondo ebraico. Politico era diventato il piccolo ritaglio di carta virtuale per me riservato ogni mese su Shalom e Hatikwà.
Con tutte le dovute riserve, ciò era legittimo fino a qualche tempo fa, quando concedersi il lusso di essere apolitici politici con l’accezione di cui sopra era possibile, ora questo atteggiamento è un privilegio che non posso permettermi.
La questione scoperchiata da Assael è un puntino racchiuso in tanti cerchi concentrici, uno dei quali va sotto il concetto di questione identitaria.
Questo racchiude più di un significato: come si è evoluta e cristallizzata negli ultimi mesi la minoranza ebraica in Italia optino i più fiduciosi per un’ottimistica coniugazione al futuro – e cosa noi permettiamo agli altri di dire e pensare di noi.
Ritenere la percezione altrui slegata dalla nostra responsabilità individuale e collettiva e dall’immagine che proiettiamo è un torto che non vorrei né subire né commettere poiché si pone in antitesi con l’autodeterminazione e la responsabilità, tratti distintivi del popolo ebraico.
La rappresentazione di un ebraismo monolitico sul medio e lungo termine non fa il nostro gioco ma quello di terzi, di chi appunto ancora ci ritiene perfidi giudei, tutti compatti verso la vendetta; diversi dunque dai due ebrei, tre opinioni per cui saremmo in perenne dissidio con noi stessi e con gli altri.
All’appello Progressisti, dove siete? che richiama vagamente il titolo del film satirico dei fratelli Coen O Brother, Where Art Thou? rispondo: fratello sono qui, non mi vedi?

Marta Spizzichino