ISRAELE – L’ex sindaca che voleva gli haredi in fabbrica

Basco, tailleur, spilletta con la qualifica di sindaco: a Beit Shemesh, città israeliana a sud-ovest di Gerusalemme, negli ultimi anni molte bambine si sono travestite così per Purim. L’eroina da cui prendevano ispirazione era Aliza Bloch, la prima donna sindaco di Beit Shemesh. «All’inizio mi sentivo molto, molto a disagio. Non mi sembrava appropriato. Ma poi ho capito che era un gesto importante: queste bambine avevano trovato un modello di riferimento e potevano sognare in grande», spiega Aliza Bloch a Pagine Ebraiche.
Quasi nessuno, nel 2018, immaginava possibile la sua elezione a sindaco. Nonostante il malcontento generale per la gestione dell’allora primo cittadino, Moshe Abutbul, pochi credevano nella possibilità di vittoria per una candidata donna, senza esperienza politica, religiosa ma non haredi (dall’ebraico “timorati di D-o”, impropriamente definiti in italiano ultraortodossi), in una città in cui metà della popolazione appartiene a questa comunità.
«Ho deciso di entrare in politica per assumermi una responsabilità maggiore nei confronti della società. L’ho fatto nonostante le difficoltà lungo il percorso e ho colto questa opportunità per lavorare a un futuro migliore per la città», afferma oggi, richiamando la lezione di Ester, la salvatrice del popolo ebraico ricordata durante la festa di Purim. «La storia di Ester porta con sé un messaggio molto attuale: non dobbiamo accettare la realtà così com’è. Anche quando sembra estremamente difficile, dobbiamo fare tutto il possibile per cambiarla. Non bisogna avere paura, con la consapevolezza che non sempre si riesce, ma è necessario provare».
Parole che riflettono il percorso politico di Bloch. Ottenuto il primo mandato, ha lavorato costantemente per cambiare il volto di Beit Shemesh. Anche i suoi oppositori le hanno riconosciuto un impegno costante: dalle cinque del mattino fino a sera, la sindaca era sempre impegnata in qualche progetto comunale. «Per me il punto di partenza era costruire una città in cui tutti potessero sentirsi a casa». Nata nel 1963 in una famiglia di immigrati marocchini, legata al sionismo religioso, Bloch ha diretto per 16 anni una scuola superiore della città a una trentina di chilometri a ovest di Gerusalemme.
«Ho sempre creduto nella diversità, sia nella scuola che nel mio mandato politico». Una volta eletta sindaca, si è impegnata a costruire campi da calcio, una yeshivah (scuola religiosa), un parco giochi, un mikveh (bagno rituale) e un centro culturale. «Un progetto per i religiosi non è in contrasto con uno rivolto al pubblico laico. L’importante è costruire opportunità per tutti».
I quotidiani locali raccontano che, il primo giorno di lavoro, Bloch è andata a trovare i dirigenti di alcune fabbriche della zona, chiedendo loro di assumere personale haredi nei loro stabilimenti. Alcuni hanno seguito il suo consiglio. «Solo con l’integrazione possiamo comprenderci. Le divisioni tra noi israeliani sono il pericolo maggiore per la nostra società», spiega Bloch, esprimendo grande rammarico per non essere riuscita a portare avanti il suo progetto fino in fondo. Ricandidatasi nel 2024, è stata sconfitta da Shmuel Greenberg, candidato di Degel HaTorah, un partito haredi.
«Avrei voluto che la città rimanesse mista. Credo profondamente che una città eterogenea, con cittadini di diverse origini e fedi, abbia un maggiore potenziale di crescita. Penso che questo valga per tutto il paese». Purtroppo, aggiunge, a Beit Shemesh la politica si è mossa in un’altra direzione.
Beit Shemesh è conosciuta in Israele per i frequenti scontri tra alcuni gruppi haredi e il resto della popolazione. Nel 2021, ad esempio, la Corte Suprema ha ordinato la rimozione di cartelli che imponevano alle donne di vestirsi in modo modesto. Ci sono stati casi in cui estremisti religiosi hanno attaccato delle donne. Nel 2023, la stessa Bloch è stata vittima di un grave episodio: un gruppo di manifestanti legati a una delle correnti haredi ha distrutto i finestrini della sua auto e l’ha assediata all’interno di un edificio scolastico fino all’arrivo dalla polizia. «Non possiamo permettere a un pugno di estremisti di interrompere la routine lavorativa e distogliere l’attenzione dallo sviluppo di Beit Shemesh», aveva replicato allora la sindaca.
Lasciato l’incarico, Bloch è stata nominata presidente della Israel Arts and Science Academy (Iasa), un’istituzione dedicata agli allievi più dotati. «Valorizzare l’eccellenza e gli studenti di talento dovrebbe essere la norma, non un lusso. Vogliamo rendere questa educazione accessibile a tutti quei segmenti della popolazione per cui, al momento, non lo è». L’obiettivo di Bloch ora è aprire filiali dell’Accademia, oggi a Gerusalemme, anche nel nord e nel sud del paese, oltre a una succursale ad hoc per la comunità haredi.
«Può sembrare scontato, ma il nostro impegno deve essere garantire cultura per tutti, istruzione per tutti, cercando di mantenere la calma e l’ordine». Un obiettivo solo parzialmente raggiunto a Beit Shemesh, aggiunge. «Ma questo non significa che io rinunci. Come ci insegna Ester, dobbiamo sempre essere pronti a correre rischi per un bene superiore».
Daniel Reichel
(Aliza Bloch, 62 anni, oggi è presidente della Iasa, l’Accademia delle arti e delle scienze dedicata agli studenti più dotati)