OSTAGGI – Dal Donbas al Carmelo, la storia di Maxim Herkin

Maxim Herkin è sempre stato il punto di riferimento per la sua famiglia. Nato 36 anni fa nella regione del Donbas, nell’Ucraina orientale, è cresciuto in un contesto segnato da tensioni politiche e guerra. Dopo lo scoppio del conflitto con i separatisti russi nel 2014, sua madre Tela decide di lasciare l’Ucraina. La seguono Maxim, padre di una bambina che vive a Mosca con la mamma, e il fratello Pete. Tirat HaCarmel, nel nord del paese, diventa la loro nuova casa.
Qui Maxim ha continuato a occuparsi della madre e del fratello, cercando di mantenere il legame a distanza con la figlia di quattro anni, Monica. Una settimana prima del 7 ottobre 2023 era stato in Russia per farle visita. Al ritorno, una coppia di amici lo ha convinto a partecipare al Nova Festival di Re’im, nonostante non fosse un tipo da rave. Pensava di restare solo qualche ora e poi tornare a casa.
Poco dopo le sei del mattino del 7 ottobre, quando i razzi hanno cominciato a cadere, Maxim ha scritto un messaggio alla madre: «Mamma, va tutto bene, pian piano sto tornando a casa». Pochi minuti dopo ne è arrivato un secondo: «Mamma, ti voglio bene». Da quel momento, più nulla.
Gli amici con cui era arrivato al festival sono stati uccisi, i loro corpi ritrovati carbonizzati in un’auto. Maxim è stato inizialmente dichiarato disperso e poi identificato tra gli ostaggi rapiti da Hamas. L’ultimo segno di vita è arrivato a inizio aprile, con un video di propaganda diffuso dai terroristi palestinesi. La madre ha chiesto ai media israeliani di non pubblicarlo.
«È tutto per me, il mio unico sostegno. Aveva molti sogni, studiava e lavorava mentre si prendeva cura di me e di suo fratello. Il 7 ottobre i terroristi mi hanno derubato di mio figlio, della mia vita e della mia sicurezza», ha affermato la madre.
Sul suo caso è intervenuto anche il Cremlino. Nonostante Maxim non abbia la cittadinanza russa, la figlia e la madre Tela sì: quest’ultima l’ha ottenuta dopo il rapimento del figlio. Mosca, secondo i media israeliani, sta facendo pressioni su Hamas perché venga data priorità al suo rilascio in caso di nuovo accordo sugli ostaggi.
Al portale di notizie di Haifa, Haipo, Tela ha spiegato di fare affidamento «solo su Dio e sull’esercito, non sul governo. Chiedo solo di riportare a casa le persone rapite, anche a costo di un accordo, non importa quanto pesante sia il prezzo. Ridatemi Maxim».

d.r.