ISRAELE – Idf: La pressione avvicina Hamas ai negoziati

Mentre i combattimenti proseguono nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano mantiene una linea operativa definita: «Avanzare in modo controllato, limitando i rischi per gli ostaggi e creando pressione crescente su Hamas». Secondo fonti militari, citate da Kan e ynet, le Idf hanno colpito oltre 1.200 obiettivi dall’interruzione della tregua a metà marzo, eliminando 350 terroristi palestinesi, tra cui 40 comandanti e dirigenti operativi di Hamas e Jihad islamica.
L’operazione sul terreno si concentra nel sud della Striscia, in particolare lungo il corridoio Morag, tra Rafah e Khan Yunis, e nelle aree strategiche a nord come Shejaiya, Daraj e Tufah. I soldati di Tsahal hanno rafforzato la fascia di sicurezza lungo il confine, che ora si estende su circa il 30% del territorio di Gaza, con l’intento dichiarato di impedire il ritorno operativo di Hamas nelle aree liberate. «Stiamo avanzando con cautela per evitare imboscate e ridurre il rischio per i nostri soldati», ha spiegato una fonte militare a Kan. «Questa pressione costante sta portando Hamas più vicino a un accordo».
L’esercito sottolinea che, senza il vincolo degli ostaggi, una grande offensiva sarebbe già stata lanciata. L’obiettivo attuale è invece danneggiare le capacità operative dei terroristi, indebolirne il controllo sulla popolazione e favorire un ritorno al negoziato, possibilmente nel quadro delineato dal mediatore Usa Steve Witkoff.
Sul piano politico, il ministro della Difesa, Israel Katz, ha ribadito che Israele non consentirà l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia finché non verrà istituito un meccanismo civile indipendente dalla gestione di Hamas. In precedenza Katz aveva ipotizzato l’uso di aziende private per distribuire gli aiuti, una eventualità criticata dai colleghi di coalizione dell’estrema destra. In una nota successiva, Katz ha corretto il tiro: «Nella realtà attuale, nessuno sta per introdurre aiuti umanitari a Gaza, e nessuno li sta preparando. La nostra linea è chiara: stop agli aiuti finché Hamas ne trarrà beneficio».
Le parole di Katz non sono bastate a placare le polemiche. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha definito «un errore storico» la sola ipotesi di ripresa degli aiuti. «Finché i nostri ostaggi muoiono nei tunnel, nessun grammo di cibo deve entrare a Gaza», ha scritto su X. Sulla stessa linea il ministro della Cultura Miki Zohar, che ha definito Hamas «assassini spregevoli» e ha invocato «solo fuoco infernale fino al ritorno dell’ultimo ostaggio». Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi ha invece criticato l’approccio del governo, accusandolo di preferire la conquista di territorio al ritorno dei prigionieri: «È ora di smettere con promesse vuote. Non si possono liberare tutti gli ostaggi continuando la guerra: serve un accordo vero, subito», l’appello del Forum.
(Nell’immagine il capo delle forze armate, Eyal Zamir, con alcuni parenti degli ostaggi – Foto Idf)