ROMA – In Senato la voce dei dissidenti gazawi: Hamas va cacciata

Muhammad ha 25 anni, è di Gaza, si è laureato in giurisprudenza pochi mesi prima dell’inizio della guerra. È originario del nord della Striscia, ma è sfollato al momento al sud. Muhammad è un nome di fantasia. Solo così ha potuto testimoniare, in diretta da Gaza, al Senato della Repubblica italiana. Intervenendo insieme a un altro dissidente, Hamza Howidy, lui fisicamente presente, all’incontro “Voci da Gaza” organizzato a Palazzo Carpegna dal senatore Ivan Scalfarotto di Italia Viva. A intervistarli la giornalista Sharon Nizza, autrice del libro 7 Ottobre 2023. Israele, il giorno più lungo.
La voce di Muhammad è stata chiara, malgrado la connessione a tratti instabile: «Proprio oggi sono riprese le contestazioni a Beit Lahia, nel nord della Striscia. I gazawi protestano contro Hamas per non aver accettato la mediazione egiziana, che poneva come condizione il disarmo del gruppo. Il popolo palestinese si è reso conto che Hamas sta negoziando esclusivamente per i propri interessi, per rimanere al potere, anche a scapito di migliaia di vittime». Quella avvenuta nelle scorse ore a Beit Lahia, ha proseguito il dissidente, «non è la prima e non sarà l’ultima manifestazione» di quel tipo. Anche perché gli orrori proseguono: «Oggi Hamas ha ucciso un giovane, facendo irruzione nella stanza di un ospedale nonostante le proteste dei medici; Hamas non è interessato alle sofferenze del popolo di Gaza».
Secondo Muhammad, i gazawi «sono consapevoli del fatto le loro privazioni sono causate da Hamas e non ne possono più: vogliono che esca dalla scena politica». C’è tutto un sistema da smantellare e riguarda da vicino anche il mondo dell’informazione, ha accusato l’attivista, scagliandosi contro le ricostruzioni sul conflitto di emittenti come Al Jazeera: «Sostiene Hamas, lo abbiamo visto tutti. D’altronde è finanziata dal Qatar e il Qatar è dietro ai Fratelli Musulmani, uno degli sponsor di Hamas». Non sarà però semplice «perché Hamas controlla il potere, si è imposta come un dato di fatto» a tutti i livelli della società. Per Muhammad «non è vero che i gazawi hanno gioito per il 7 ottobre: il popolo ha “assaggiato” Hamas per 18 anni, ben prima di quell’azione contraria all’etica e all’umanità: Hamas, agendo in quel modo, ha perso ogni legittimità». Per l’attivista «bisogna disarmare Hamas» e al tempo stesso «liberare gli ostaggi». Solo così potrà aprirsi un nuovo capitolo per Gaza e per i gazawi.

La testimonianza di Howidy

«A Gaza serve un nuovo governo che metta al primo posto gli interessi del popolo. Sarà quello il primo passo per diventare uno Stato sovrano», ha dichiarato Howidy, già intervenuto il giorno prima a una conferenza all’Università La Sapienza di Roma in cui aveva raccontato le violenze e la duplice incarcerazione subita per mano di Hamas a causa della militanza nel movimento Bidna N’eesh (“Vogliamo vivere”). «La priorità al momento è porre fine alla guerra». Per il dopo Hamas, Howidy spera in «un’autorità transitoria palestinese in grado di unire le forze per una causa comune, agendo nel solco di una sorta di PNRR per la ricostruzione di Gaza». Mentre la base per un futuro piano di pace tra israeliani e palestinesi «può essere la strada tracciata dagli Accordi di Abramo».

Le voci della politica

La parola è passata in conclusione ai rappresentanti politici. Scalfarotto, il padrone di casa, ha posto l’accento sulla «narrazione manichea del conflitto» di una parte rilevante del mondo progressista, il mondo al quale ha ricordato di appartenere. «Una narrazione stupida, perché mettere una democrazia liberale come Israele nella sua interezza sul banco degli imputati è come spararsi sui piedi». Secondo Piero Fassino (Pd), la soluzione “Due popoli, due stati” resta l’unica strada possibile. Ma serve anche del realismo «perché le condizioni per realizzarla al momento non ci sono, non ci sono prima di tutto nella coscienza di israeliani e palestinesi». A detta di Fassino «se vogliamo quella soluzione, e io continuo a pensare che non ce ne siano altre, quelle condizioni vanno ricostruite; e qui subentra la responsabilità della comunità internazionale e in particolare dei paesi arabi cosiddetti moderati». Per Lucio Malan (Fratelli d’Italia), nell’interpretare gli eventi «vanno sempre ricordati il cinismo e la strumentalità del 7 ottobre, così come l’uso sistematico della popolazione di Gaza e delle sue strutture come scudo da parte di Hamas». Ciò, ha concluso, «non può che suscitare esasperazione e terrore» dentro la Striscia.

Adam Smulevich