RUSSIA – Putin incontra ex ostaggi e ringrazia Hamas

Gli hanno ucciso il padre, gli hanno sparato alle gambe, hanno sequestrato lui, la fidanzata, la madre e la zia, ma, secondo il presidente russo Vladimir Putin, Alexander Troufanov dovrebbe ringraziare i terroristi di Hamas per averlo rilasciato dopo 498 giorni di prigionia. «Il tuo rilascio è il risultato dei legami di lunga data della Russia con i palestinesi, i loro rappresentanti e varie organizzazioni. Dobbiamo ringraziare la leadership di Hamas per questo atto umanitario di liberarti», ha affermato Putin, ospitando al Cremlino Troufanov, la madre Elena e la fidanzata Sapir Cohen, accompagnati dal rabbino capo di Russia, Berel Lazar.
Durante l’incontro Putin ha sostenuto che la liberazione di Troufanov è il frutto dei legami storici tra Mosca e i movimenti palestinesi, in particolare con Hamas. Quest’ultima non è mai stata classificata dalla Russia come organizzazione terroristica, nemmeno dopo il massacro del 7 ottobre 2023 in cui sono stati uccisi, tra gli altri, 16 cittadini russi.
Durante l’incontro, Putin ha inoltre paragonato il blocco israeliano su Gaza all’assedio di Leningrado da parte della Germania nazista. Leningrado fu teatro di uno degli episodi più devastanti della Seconda guerra mondiale, con oltre un milione di morti civili. Paragonare quell’evento storico all’intervento militare di Israele contro l’organizzazione terroristica responsabile di un massacro di civili “non è solo una forzatura storica, è una scelta politica”, sottolinea il Jerusalem Post. Serve a ribaltare la narrazione del conflitto, trasformando Israele nel nuovo aggressore nazista e Hamas nella vittima. Un confronto improprio, prosegue il quotidiano, ma funzionale alla narrativa con cui il Cremlino cerca di rafforzare la propria posizione nel mondo arabo e presentarsi come alternativa all’influenza degli Usa – stretti alleati d’Israele – nella regione.
Relazioni solide con Hamas
La Russia mantiene da anni relazioni dirette con la leadership di Hamas. Già nel 2006 Putin aveva invitato a Mosca Khaled Meshaal, allora capo dell’ufficio politico del gruppo terroristico, dopo la vittoria elettorale su Fatah. Da allora, gli incontri si sono ripetuti regolarmente, anche dopo l’attacco del 7 ottobre. I contatti proseguono sul piano politico, ma anche materiale: secondo analisi occidentali, Hamas avrebbe avuto accesso ad armi russe, licenze di produzione per munizioni e aiuti attraverso criptovalute e altri canali non tracciabili. Nel 2021, un alto dirigente di Hamas, Osama Hamdan, disse a Novaya Gazeta che i razzi utilizzati per colpire Israele provenivano in larga parte da forniture sovietiche e russe: «Il popolo russo dovrebbe essere fiero di aver dato armi ai popoli oppressi».
Secondo l’Ukrainian Center of National Resistance, membri del gruppo paramilitare Wagner avrebbero addestrato miliziani di Hamas in tecniche di assalto e uso di droni per attacchi contro veicoli e infrastrutture. Anche se mancano conferme, spiega Anna Borshchevskaya in un’analisi per il Washington Institute, l’ipotesi è coerente con la strategia russa di sfruttare attori non statali per colpire indirettamente gli interessi occidentali e in particolare americani.