OSTAGGI – Eitan Mor e il sogno di aprire un ristorante

Eitan Mor è il maggiore di otto figli, cresciuto nell’insediamento di Kiryat Arba, alla periferia di Hebron. A vent’anni si era trasferito a Gerusalemme, nel quartiere di Nachlaot. Lì aveva costruito una nuova quotidianità, divisa tra il lavoro come barista in un locale e piccoli incarichi di sicurezza, con il sogno di aprire un giorno un ristorante tutto suo. L’appartamento dove viveva era sempre aperto agli amici, ai vicini, ai conoscenti. Chi passava sapeva di poter trovare un pasto caldo, un caffè, una parola gentile. «Era noto per essere una persona molto generosa, del tipo “quel che mio è tuo”», ha raccontato il padre, Tzvika. Anche nei piccoli gesti, come in fila alla posta, cercava sedie per gli anziani, perché non dovessero restare in piedi.
Il 7 ottobre 2023 Eitan, 23 anni, era al lavoro nel servizio di sicurezza del Nova Festival, nel deserto vicino a Gaza. Quando è iniziato l’attacco, ha cercato rifugio in un campo aperto insieme ad altri amici. Non potendo contattare i genitori, osservanti e quindi offline per lo Shabbat, ha scritto a uno zio. Ha raccontato che i terroristi erano arrivati su fuoristrada, ha inviato la sua posizione e un video del nascondiglio. L’ultimo suo messaggio è arrivato alle 10:04, poi più nulla.
Nei giorni successivi è emerso che Eitan non si era solo nascosto. Secondo alcune testimonianze, aveva preso un camion e caricato diversi feriti, portandoli al sicuro. Poco prima del suo rapimento era stato visto insieme all’amico Eliakim Liebman mentre cercavano di spostare le salme di due ragazze uccise. È lì, verso le 14:30, che sono stati visti per l’ultima volta. Circa dieci giorni dopo, la famiglia riceve la notizia ufficiale: Eitan era stato rapito e portato a Gaza, il suo amico Eliakim era stato ucciso.
Sin dai primi giorni, il padre Tzvika ha assunto una posizione diversa rispetto a molte altre famiglie di ostaggi. «Non vogliamo un altro accordo Shalit», ha dichiarato in molte interviste, riferendosi al soldato Gilad Shalit, rapito nel 2008 e liberato da Hamas nel 2011 in cambio di 1.027 detenuti palestinesi. «Bisogna pensare al bene superiore e fare sacrifici», ha sostenuto Mor, spiegando la sua contrarietà a uno scambio di prigionieri in un’intervista al sito Arutz 7. «Come qualsiasi altro figlio che è andato in guerra, mio figlio sa che potrebbe non tornare. Ma lo sta facendo per salvare la nazione di Israele».
Il Forum Tikva
Tzvika è tra i fondatori del Forum Tikva, organizzazione vicina al governo. «Ogni volta che Hamas chiede una tregua, il governo negozia invece di aumentare la pressione per liberare tutti gli ostaggi in una volta sola». In più occasioni Mor ha invitato l’esecutivo del primo ministro Benjamin Netanyahu a intensificare l’offensiva. «Dobbiamo usare più forza contro Hamas, raddoppiarla, triplicarla, per costringerlo a tornare al tavolo dei negoziati», ha affermato in un’intervista a Kan.
Negli ultimi mesi, Mor ha partecipato a numerosi incontri con esponenti del governo. Uno dei più recenti si è tenuto a Gerusalemme con Ron Dermer, ministro per gli Affari strategici e figura chiave nelle trattative per il rilascio degli ostaggi. «Siamo usciti arrabbiati, umiliati, confusi ed esausti», ha denunciato Mor in una lettera pubblicata dopo l’incontro e firmata assieme ad altri partecipanti. «Non abbiamo capito una sola proposta operativa su come il governo riuscirà a riportare gli ostaggi a casa e quando». Alla richiesta dei parenti di una stima dei tempi per il rilascio dei loro cari da Gaza, Dermer, si legge nella lettera, ha risposto “da tre a sei mesi, ma senza fornire un piano d’azione”.
All’indomani della pubblicazione del documento, Mor è intervenuto per chiarire la sua posizione. «Il nostro obiettivo non è rovesciare questa maggioranza. Non è un segreto che siamo persone di destra, votiamo a destra e vogliamo che questo governo abbia successo. Vogliamo con tutte le nostre forze che attui le politiche per cui è stato eletto».
In una delle sue dichiarazioni più forti, Mor ha affermato: «Se, fino al ritorno di tutti i rapiti, avessimo annesso metà di Gaza allo stato di Israele, sarebbero già stati tutti rilasciati, perché Hamas non avrebbe mai accettato di aver ceduto terra agli ebrei. È un peccato che non l’abbiano fatto».
Lo scorso febbraio i Mor hanno avuto, dopo mesi di silenzio la conferma che Eitan è tra i 24 ostaggi israeliani ancora in vita. In prigionia ha passato il suo 24esimo compleanno e la speranza dei suoi cari è festeggiare insieme il 25esimo il prossimo 30 maggio. «Preghiamo per il suo ritorno come per quello di tutti i rapiti», ha commentato la famiglia.
d.r.