OSTAGGI – Tamir Nimrodi e la via ritrovata nell’esercito

Nel corso della sua infanzia, Tamir Nimrodi, 19 anni, aveva avuto molte difficoltà a scuola. Il disturbo del deficit dell’attenzione ne aveva complicato il percorso educativo, preoccupando i genitori. Poi era arrivato il servizio militare, dove nel 2022 Tamir aveva trovato la sua dimensione. Prestava servizio come sottufficiale nell’Amministrazione di coordinamento e collegamento al confine con Gaza, nell’ambito del corpo educativo dell’esercito. Un incarico che lo gratificava. «Si prendeva cura di tutti i soldati della base», ha raccontato la madre, Herut. Aveva anche sostenuto dei colloqui per entrare nel programma di addestramento da ufficiale. Per Herut era stata una trasformazione inaspettata, quanto felice. «È stato come vedere un bruco diventare farfalla. Finalmente sentivo che potevo lasciarlo andare».
Tamir, hanno raccontato i suoi commilitoni, aveva uno sguardo attento per chi gli stava accanto. Una soldatessa ha ricordato come, accorgendosi che stava cenando da sola in stanza, lui fosse arrivato con il suo vassoio per farle compagnia. Un’altra ha ricordato come il giovane le avesse infilato di nascosto dei soldi in tasca in un centro commerciale, quando si era accorto che non poteva permettersi nulla. «Sono storie che non avrei mai conosciuto se non fosse stato rapito», ha sottolineato Herut all’emittente Kan.
Il 7 ottobre 2023 Tamir aveva appena finito il turno di guardia notturno ed era andato a dormire nella base vicino al valico di Erez, al confine con la Striscia di Gaza. Alle 6:29 del mattino sono scattati gli allarmi. Quindici minuti dopo ha scritto a sua madre: «C’è un attacco missilistico. Come stai?». Alle 7:12 era già stato preso in ostaggio, insieme ai commilitoni Ron Sherman e Nik Beizer. Indossava solo una maglietta e dei pantaloncini. È apparso in un video diffuso da Hamas quello stesso giorno, senza occhiali, con lo sguardo impaurito, poi più nulla.
I suoi compagni Sherman e Beizer sono stati uccisi durante un bombardamento israeliano a novembre 2024. I loro corpi sono stati recuperati, mentre di Tamir non si hanno notizie. L’esercito ritiene sia tra i 24 ostaggi ancora vivi. «Tutto quello che ho è il suo volto paralizzato dal terrore in quel video del 7 ottobre», ha raccontato la madre. «Mi chiedo continuamente: dov’è? È ancora vivo? E ho paura di ogni risposta».
Herut dirige un laboratorio alimentare dell’azienda Osem, si occupa da sola delle sue due figlie, Mika e Amit, e allo stesso tempo partecipa alle iniziative diplomatiche per conto del Forum delle Famiglie degli Ostaggi. Non partecipa alle manifestazioni di piazza, ma fa tutto ciò che può per mantenere viva l’attenzione sul destino del figlio.
Anche il padre di Tamir, Alon, divorziato da Herut, è attivo nella mobilitazione e gira il mondo per raccogliere solidarietà per il figlio. Nell’aprile del 2024 era stato ospite a Roma dell’ambasciata d’Israele. La sorella più piccola, Amit, 15 anni, ha smesso di andare a scuola, nonostante gli sforzi della madre. La maggiore, Mika, cerca di affrontare il trauma con il silenzio. Herut ha spiegato al Times of Israel di provare a tenerle unite e di proteggerle. «Non voglio che crescano in una casa in lutto, Tamir non lo vorrebbe», ha sottolineato. Ha adottato un cucciolo, coltiva piccoli momenti di felicità per garantire alle figlie un frammento di infanzia. E ogni sera, si ripete una sola cosa: «Respiro profondamente. E poi faccio lo stesso il giorno dopo. Forse è quello che sta facendo anche Tamir in prigionia. Forse sta solo cercando di sopravvivere a questa giornata». Il giovane Nimrodi è da 564 giorni ostaggio a Gaza.
d.r.