MEMORIA – L’ex ostaggio e l’appello da Auschwitz: «Santifichiamo la vita, riportiamo a casa i rapiti»

Sfila silenziosa la “Marcia dei vivi” ad Auschwitz, nel giorno in cui il mondo ebraico commemora Yom HaShoah. Tra le migliaia di partecipanti, quest’anno avanzano fianco a fianco sopravvissuti alla Shoah, ex ostaggi di Hamas e familiari delle vittime del massacro del 7 ottobre. Tra loro c’è Eli Sharabi, liberato dopo mesi di prigionia a Gaza, che cammina accanto al fratello Sharon. «La Shoah è stata qualcosa di unico. Non dimenticheremo e non perdoneremo», ha affermato Sharabi ai media. Poi il suo pensiero si rivolge ai 59 ostaggi ancora a Gaza. «Il popolo ebraico santifica la vita, non la morte. Il contratto non scritto tra lo Stato e i suoi cittadini non deve essere violato: tutti gli ostaggi devono tornare a casa».
Sharabi, che ha perso la moglie e le figlie nell’attacco del 7 ottobre, ha testimoniato con dolore e determinazione: «Ho vissuto orrori in prigionia, ma ho scelto la vita. E questo mi dà la forza di ricominciare ogni mattina». Accanto a lui, anche Keith Siegel, anch’egli sopravvissuto alla prigionia, che ha condiviso l’appello per il rilascio dei rapiti.
Presenti alla marcia anche il presidente d’Israele Isaac Herzog e il presidente polacco Andrzej Duda. «Sebbene dopo la Shoah abbiamo giurato ‘mai più’», ha affermato Herzog, «oggi, mentre siamo qui, le anime di decine di ebrei sono ancora in gabbia, assetate d’acqua e di libertà». Il presidente israeliano ha poi ribadito che la promessa del «mai più» deve tradursi in azioni concrete contro l’antisemitismo, ovunque si presenti.

(Foto Hen Shimel – Marcia dei vivi)