OSTAGGI – Il pianista Alon Ohel

Alon Ohel, 23 anni, è un pianista jazz e la musica è sempre stata il suo linguaggio per relazionarsi con il mondo. «Si vede anche quando si muove, è come se ascoltasse musica tutto il tempo», ha raccontato la madre Idit. Fin da bambino, Alon aveva mostrato un’abilità naturale per il pianoforte, studiando musica classica, ma dedicandosi soprattutto al jazz. Partecipava ovunque a jam session, improvvisava, suonava nella sua testa anche quando non era seduto allo strumento. «Alon sembrava sempre connesso a un pianoforte invisibile», ha spiegato il padre Kobi. «Tamburellava con le dita come se stesse suonando».
A inizio ottobre 2023 aveva fatto ritorno da un viaggio in Estremo Oriente e si preparava a cominciare i corsi alla Rimon School of Music di Ramat Hasharon, una delle accademie di musica più prestigiose in Israele. «Aveva talento, curiosità, e tanta voglia di imparare», ha raccontato il padre. Era anche un fratello maggiore presente e affettuoso per Ronen e Inbar, i suoi due fratelli minori.
Il 7 ottobre 2023 Alon si è recato alle 5.30 del mattino con alcuni amici al Nova Festival di Re’im, vicino al confine con Gaza, per festeggiare il ritorno a casa dopo il viaggio all’estero. Un’ora dopo è iniziato l’inferno con l’assalto dei terroristi di Hamas. Alon e molti altri si sono nascosti in quello che è diventato noto come il “rifugio della morte”. Due dei suoi amici più stretti sono stati uccisi. Lui è stato sequestrato dai terroristi insieme a Hersh Goldberg-Polin, Elia Cohen e Or Levy. Da allora sono passati 566 giorni e Alon è ancora prigioniero da qualche parte a Gaza.
Le informazioni sulle sue condizioni sono arrivate solo molti mesi dopo, attraverso gli ostaggi liberati negli accordi con Hamas di gennaio 2025. Secondo le testimonianze, Alon è tenuto in un tunnel sotterraneo, in condizioni disumane: senza luce naturale, senza cure mediche adeguate, con gravi ferite alle gambe e una lesione a un occhio. «È affamato, dimagrito, incatenato da oltre un anno e mezzo. Le catene gli lacerano la carne», ha raccontato il padre. I rapitori, secondo quanto riferito dagli ex ostaggi, hanno detto chiaramente che tenerli legati serviva a «rendere più facile ucciderli tutti in caso di intervento dell’esercito».
Nonostante la situazione, i compagni di prigionia hanno raccontato che Alon continua a suonare, con il corpo. «Il fatto che suoni il pianoforte in questo modo è un modo per dirci: “Sono vivo. Sto resistendo”», ha spiegato il padre Kobi ad Haaretz. «So che vive in condizioni disumane, ma io da qui posso fare poco. Posso solo alzare la voce e continuare a chiedere che torni da noi», ha sottolineato la madre Idit. Per questo da 18 mesi organizza concerti per lui. Uno l’ha realizzato a Zikim, vicino a Gaza, con gli artisti più amati da Alon. «So che mi ha sentito», ha dichiarato Idit all’emittente Npr. «Non c’è bisogno di sentire la musica. È la vibrazione, l’energia». La famiglia Ohel ha anche lanciato il progetto “pianoforti gialli”, strumenti sparsi in tutto il mondo con la scritta “Non siete soli”, per mantenere viva l’attenzione sugli ostaggi.
«La sua vita e quella degli altri ostaggi è in pericolo», ripete la madre in ogni incontro e intervista. I genitori hanno lanciato un appello urgente al governo israeliano e alla comunità internazionale per arrivare a un accordo e riportare a casa gli ostaggi. “Israele basa la sua morale sul principio di non lasciare mai indietro i propri feriti”, ha ricordato Idit. “Alon è ferito. Dov’è il rispetto per questa promessa?”.
Alon è tra i 24 ostaggi ritenuti ancora in vita. «Non c’è madre che possa sopportare che suo figlio abbia fame, che sia incatenato, ferito, lasciato al buio per così tanto tempo». Per il suo 24esimo compleanno, il 10 febbraio scorso, la famiglia ha organizzato una cerimonia nella piazza degli ostaggi, a Tel Aviv. «Resisti», è stato il messaggio della madre davanti a centinaia di persone presenti. «Pensa alla musica, alle cose che ami. Ti vogliamo bene. Un’intera nazione ti pensa e prega per te. Quando tornerai, avrai così tanto da raccontare. E una vita intera da vivere».
d.r.