25 APRILE – Alan David Baumann: Sfilare sotto scorta
Eravamo più del solito stamane al consueto appuntamento legato al Giorno della Liberazione, nonostante per misure di sicurezza, la nostra manifestazione è iniziata alle 08.00 per la durata di poco più di un’ora. Perché a noi eredi e seguaci della vera Brigata Palestinese-Ebraica, non è consentito gioire per più tempo della riconquistata libertà. Abbiamo portato la nostra corona sotto le lapidi che ricordano anzitutto la battaglia del 10 settembre 1943 a Porta San Paolo, poi l’arrivo delle truppe alleate che hanno definitivamente liberato la capitale. Abbiamo parlato alla stampa ed ai pochi ma cari amici che sono venuti per ossequiare e ringraziare coloro, in gran parte ebrei nati nella Palestina Mandataria, che nell’esercito britannico hanno combattuto, molti sono morti, per liberare l’Italia intera dal nazifascismo e dall’occupazione tedesca. Attorno a noi un folto cordone delle forze di polizia, per distanziarci da un gruppo irrisorio ma rumoroso di nazicomunisti, che urlavano «assassini assassini».
Erano giovani che definire “ignoranti” recherebbe offesa a coloro che non posssono studiare a causa di condizioni socio-economiche. Il loro è un miscuglio di cafonaggine, inciviltà, inurbità: qualcosa di estremamente becero al quale difficilmente le parole rendono giustizia. Parliamo di mercenari stranieri, in quanto la loro esibizione in questa data simbolica era priva di bandiere italiane, ma hanno sventolato solo quelle utilizzate dagli assassini di Hamas ed altre monocromatiche rosse. Nel loro triangolo rosso potevano inserire una svastica per giustificare il loro comportamento offensivo, verso chi ha realmente aiutato a salvare il nostro paese.
Incomprensibile la voce di una ragazzina che urlava con tono stridente. Non si riusciva a capire nulla, a giustificare una Intelligenza Artificiale andata fuori controllo, perché di questo si tratta, quando si ripetono slogan senza senso, per il mero gusto di offendere. Così è stato purtroppo, per me, con 41 parenti stretti uccisi dai nazisti ed una madre socio onorario dell’Anpi: quando dal 1943 alla fine della guerra, stava a Bologna, dove si recò dal campo di concentramento italiano dell’Isola di Curzola, collaborò attivamente con i partigiani. Per tutta la sua vita, insisteva nel dire «non sono stata partigiana: giravo solo per la città entrando nei cinema e nei teatri affiggendo manifesti con la scritta lottate contro i nazifascisti». Giunta a Roma nel 1945, divenne interprete per la Brigata Ebraica.
Pensavo. dopo i 25 aprile degli ultimi anni, di andare dal presidente dell’Anpi, per riconsegnare la tessera che apparteneva a mia madre, ma invece sono loro che devono stracciare la loro, in quanto non ne sono degni. Mi dispiace permettano di aderire alle manifestazioni legate al 25 aprile, a gruppi antidemocratici privi di ogni forma di nozione storica e geografica legata all’Italia.
Da loro solo urla da stadio, che accusano noi italiani di essere degli assassini. I soldati della Brigata Ebraica che noi rappresentiamo oggi, hanno sì ucciso, ma si trattava di contrastare le forze nemiche ed invasori del paese. Per questo insisto nel chiedere: perché dare l’opportunità a gruppi di facinorosi privi di entità nazionale di insultare chi ha liberato l’Italia dal nazifascismo? Un enorme controsenso del 25 aprile.
Alan Davìd Baumann