MOKED – In Calabria per riscoprire radici e costruire futuro

Gli ebrei della Calabria, così come di tutto il Regno di Napoli, hanno avuto nei secoli passati un’importanza sociale, culturale ed economica ben superiore al loro numero, perché erano tasselli essenziali nell’economia e nella società del Mezzogiorno. Rimuoverli dalla scena, con gli editti spagnoli di espulsione del 1492, replicati in Calabria nel 1510-11, è stato un atto dagli esiti gravi e imprevedibili per l’equilibrio sociale e politico del Regno, come testimoniano i tanti memoriali e suppliche indirizzati al re in favore degli ebrei.
Non tutti gli ebrei, dopo l’editto di espulsione, scelsero la via dell’esilio. Molti scelsero di restarvi rinnegando la propria fede e convertendosi al cristianesimo. Erano chiamati marrani e la loro conversione era solo apparente perché erano rimasti ebrei nei sentimenti e nelle abitudini. Convertiti per non partire, professavano la religione cristiana all’esterno, ma continuavano a vivere da ebrei nelle loro case. Ma la macchina dell’Inquisizione non si fermò, e con la prammatica del 1510 si chiuse definitivamente un’epoca. In nome della purezza religiosa, si colpì una comunità profondamente integrata e vitale.
Crocevia di culture millenarie e terra accogliente per definizione, la Calabria ha mostrato in anni recenti di saper cogliere in modo concreto l’opportunità offerta dalla storia e dalla cultura ebraica, per far scoprir una realtà ricca sotto molteplici punti di vista. E la Calabria inizia a riconoscere il valore che può nascere dal recupero di questa memoria: una memoria che arricchisce il presente e può formare le nuove generazioni alla tolleranza, alla pluralità e alla consapevolezza.
La regione ospiterà così un evento straordinario: per la prima volta, l’ebraismo italiano si ritrova in un grande raduno nazionale, nella bellissima Riviera dei Cedri. Un incontro simbolico e potente, che sceglie come cornice una terra dalla storia profonda ma spesso dimenticata.
Eppure, nuovi segnali si affacciano all’orizzonte della Calabria ebraica: piccoli nuclei di ebrei sono tornati a viverla, iniziative ed eventi caratterizzano la voglia di conoscere e di approfondire, si è sviluppata la voglia di fare rete tra istituzioni ed entità culturali per valorizzare quello che è rimasto del mondo ebraico.
Sono realtà radicate che vogliono recuperare e celebrare la propria identità. Essere lì con loro significa non solo guardare al passato ma anche gettare ponti verso il futuro: costruire una rete, condividere esperienze, riconoscersi come parte viva e attiva dell’ebraismo italiano. Un modo per stare con loro, ascoltare le loro storie, intrecciare relazioni. Perché non si tratta solo di ricordare ciò che è stato perduto, ma di creare connessioni nuove e vitali, capaci di dare continuità e futuro a un’eredità comune.
Essere lì, insieme, significa molto più che partecipare a un evento: è un gesto di presenza, solidarietà e costruzione. Un appuntamento da segnare, dunque, non solo per la sua portata storica, ma per il valore simbolico che porta con sé: il ritorno in un luogo da cui, per secoli, la voce ebraica era stata allontanata.
Il Moked in Calabria non vuole solo celebrare un passato cancellato troppo in fretta, ma gettare le basi per un futuro condiviso. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, insieme alla Comunità Ebraica di Napoli – che ha giurisdizione sul territorio calabrese – ha ben chiaro quanto questo cammino di riscoperta e valorizzazione sia importante. E non solo per gli ebrei, ma per tutta la società calabrese.
Anche se solo per quattro giorni, parteciperemo a una rinascita. Riscoprire radici, creare legami, ricucire ferite antiche con lo sguardo rivolto in avanti. Perché la memoria è un ponte, non un muro.
Giulio Disegni
Vicepresidente UCEI
con delega al Progetto Meridione