25 APRILE – David Sorani: ignoranza e pregiudizio in piazza

Non c’è o non dovrebbe esserci occasione più significativa del 25 Aprile per ribadire con unità di intenti il valore e la forza unificanti della democrazia: il ricordo consapevole della lotta per la libertà dovrebbe guidarci tutti, anche se mossi da idee diverse, a ritrovarci sotto il grande e tollerante ombrello della Costituzione, nata proprio da quella fondamentale battaglia collettiva. Da qualche anno purtroppo ciò non è più vero, e anche nell’ottantesimo della Liberazione polemiche, violenze verbali e fisiche, abbassamento anziché incremento della nostra consapevolezza civile hanno caratterizzato la giornata.
Non può che essere così, purtroppo, quando un’adozione dell’antifascismo come punto di riferimento comune della nostra società repubblicana non è mai davvero avvenuta e questo punto continua anzi ad essere un elemento molto divisivo tra le forze politiche del Paese.
Non può che essere così, quando alla base dell’attuale deriva della Festa della Liberazione c’è una diffusa ignoranza storica che invece di essere superata sembra allargarsi a dismisura soprattutto tra i giovani.
Ecco che allora il 25 Aprile da momento di presa di coscienza e di formazione civica diviene la più ghiotta delle occasioni per una pura esibizione politica nel senso più deteriore e propagandistico del termine, senza che di politica costruttiva ci sia alcunché. È a questo insieme di fattori (carenza di senso democratico, ignoranza, esibizionismo comunicativo a buon mercato) che a mio giudizio va attribuita la degenerazione in corso.
Un processo degenerativo che vede tra le sue manifestazioni più abnormi e per noi dolorose la crescente e sempre più incontrollata presenza di attivisti propal a sfilate in ricordo di una Liberazione con la quale la causa palestinese non ha niente, ma proprio niente, a che fare. Eppure, nulla sembra un grado di trattenere questa marea montante.
Anche il 24 sera, nel corteo torinese, gigantesche bandiere palestinesi, grossi cartelli con scritte cubitali, slogan urlati violentemente senza ritegno inneggiavano a una “Palestina libera”, denunciavano presunti genocidi e presunte complicità occidentali rispetto a un problema colto in maniera disgustosamente manichea e comunque del tutto avulso dal contesto della Resistenza al nazismo. Ed è stato pesante – quasi scioccante – mentre come italiano insieme ad altri italiani sfilavo con altri ebrei torinesi dietro il gonfalone della Comunità in ricordo della liberazione dell’Italia, venire apostrofato da gruppi di propal sistemati a fianco col grido: “Vergogna, vergogna!”. Scene di offesa pubblica a gruppi di cittadini ebrei che rimandano ai tempi del nazismo. A ciò siamo ormai arrivati. Accanto a questo episodio, limitato ma per me il più grave ed emblematico, altri momenti più violenti e vistosi: la volontà di tenere fuori dalla sfilata il piccolo gruppo radicale, reo di appoggiare il ruolo della Nato; l’assalto e l’occupazione del palco degli oratori in Piazza Castello subito dopo i discorsi ufficiali. Tutto ad opera di facinorosi “antagonisti”,  nuovi squadristi di un movimento del tutto antidemocratico e ottusamente violento, che pure si professa antifascista e che le forze dell’ordine tengono a bada con fatica.
Ad inquietare di fronte a episodi come questi è soprattutto l’evidente antisemitismo di cui è sempre più intriso l’antisionismo viscerale di chi niente sa e sposa a priori la “causa” palestinese nella sua forma più radicale. Si tratta di un antisemitismo non teorizzato nei suoi principi (anzi negato sul piano delle idee), però di fatto consapevolmente praticato con la messa al bando di chiunque o di qualsiasi elemento sia collegato a Israele.
Purtroppo, tale clima di intolleranza generalizzata e di crescente antisionismo-antisemitismo tende sempre più a prendere la scena e gioca ormai un ruolo preponderante nelle manifestazioni per il 25 Aprile, snaturando di fatto il loro messaggio. Fatalmente ciò avvelenerà tra breve anche il 2 Giugno e a maggior ragione sta già colpendo il Giorno della Memoria, quando la facile equazione ebrei=Israele si affianca all’altra perversa identificazione vittima=carnefice, sovvertendo il suo significato
Niente di buono si prospetta all’orizzonte.
La Storia ce lo ha insegnato. Quando l’ignoranza si coniuga con il rifiuto dell’altro, “il sonno della ragione genera mostri”.


David Sorani