OSTAGGI – Nattapong Pinta, una vita di sacrifici per realizzare due obiettivi

Nattapong Pinta, 35 anni, era venuto in Israele dalla Thailandia con due obiettivi: saldare un vecchio debito e aiutare sua moglie ad aprire una caffetteria.
Per questo lavorava duramente nei campi di avocado e melograni del kibbutz Nir Oz. Qui i terroristi di Hamas l’hanno sequestrato la mattina del 7 ottobre 2023, portandolo a Gaza. Pinta è l’ultimo dei numerosi ostaggi thailandesi ancora nelle mani del gruppo terroristico, almeno tra quelli ritenuti in vita: 23 sono stati rilasciati nel novembre del 2023, altri cinque alla fine di gennaio di quest’anno. Storie in parte sovrapponibili fra sogni da realizzare, sacrifici per avvicinarli, dolorosi distacchi familiari. Quello con la moglie Narissa Jantasang e con il loro figlioletto di nove anni Weerapat, nel caso di Pinta, non è ancora ricomposto. «Mi sento ferita, perché non c’era anche lui?», si è chiesta la donna dopo aver visto le immagini del rilascio dei cinque a gennaio. «Non so dove trovare una risposta. Nessuno me la dà». Pinta, ha spiegato la moglie al britannico The Guardian, era emigrato in Israele nel 2022 attratto dai più alti salari e con il progetto di fare ritorno in patria una volta messa da parte la cifra necessaria per dare corpo ai loro progetti di vita. Prima del 7 ottobre, lavoravano in Israele 30mila cittadini thailandesi. I cinque ostaggi liberati di recente hanno ottenuto la residenza permanente a febbraio. Oltre a Pinta, Hamas trattiene i corpi di due thailandesi dichiarati morti da Israele: Sudthisak Rinthalak e Sonthaya Oakkharasri.
a.s.