ROMA – Dieci anni senza Elio Toaff, il convegno

Rav Gianfranco Di Segni: Aveva una parola di conforto per tutti

Quale l’eredità del rav Elio Toaff a dieci anni dalla scomparsa? Se ne parlerà martedì pomeriggio a Roma, alla Fondazione Ernesta Besso di Venezia, nel corso di un convegno nel quale sarà declinato il suo lascito spirituale, ma si rifletterà anche sull’esperienza della lotta partigiana, sul suo impegno pubblico e sulla sua dimensione più intima e familiare. Rav Gianfranco Di Segni, già coordinatore del Collegio rabbinico italiano, ha avuto il privilegio di entrare in contatto con ciascuno di questi mondi. «Rav Toaff stava in mezzo alla gente, aveva un sorriso e una parola di conforto per tutti. Fu così anche per me, quando morì mio padre Ruggero z.l., vicepresidente di quella che al tempo si chiamava Unione delle Comunità Israelitiche Italiane (oggi Ucei). La sua eredità morale vive anche in questi gesti, non solo nella sua sapienza» racconta Di Segni. Negli anni della sua formazione al Collegio, Di Segni poté apprezzare entrambe le caratteristiche. Sia perché le lezioni del rav Toaff «erano sempre interessanti e stimolanti», sia per l’atmosfera unica che si creava in quegli incontri. «Negli ultimi anni studiavamo spesso a casa sua, un gruppo ristretto di studenti. Approfondivamo i testi, ma ascoltavamo anche testimonianze di vita reale ed erano forse quelli i momenti più attraenti. Siamo stati dei privilegiati: il rav ripercorreva in alcuni aneddoti la sua storia e quella del padre Alfredo Sabato Toaff, altro grande rabbino italiano, mettendoci a confronto con l’esperienza di servizio nelle Comunità». Affreschi di quotidianità rabbinica decisivi nelle sue scelte di studio e carriera, sottolinea Di Segni. In quegli incontri rav Toaff evocava anche il periodo della ricostruzione post-bellica, epoca di cui fu uno dei principali protagonisti avviando a Roma, nel 1951, un magistero destinato alla storia (in precedenza aveva esercitato ad Ancona e Venezia). È l’argomento di cui rav Di Segni parlerà nel convegno di domani, ricostruendo le circostanze del suo arrivo nella capitale e l’impostazione del suo mandato. Indimenticabili, aggiunge, anche i racconti riferiti al periodo della persecuzione nazifascista. Mentre un giovane Toaff partecipava alla lotta per la Liberazione nelle file della Resistenza, partigiano ed ebreo, partigiano e rabbino, il padre, riparato nella campagna toscana, onorava un’altra Liberazione. Si avvicinava in quei giorni Pesach e Alfredo Sabato Toaff non aveva con sé né vino né Haggadah. «Andò così, ci spiegò il figlio Elio: da uva spremuta ricavò del vino e riscrisse per intero un’Haggadah a memoria». Piccoli, grandi aneddoti da tramandare ai posteri. Vive anche così, 10 anni dopo, l’eredità di «un grande Maestro e uomo».

Adam Smulevich

(Nell’immagine: rav Elio Toaff insieme al suo successore Riccardo Di Segni e all’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi)