ROMA – Liliana Segre ricorda Enzo Sereni: coraggioso, appassionato, poliedrico

Uomo di pensiero ma anche di azione, intento a perseguire i suoi obiettivi anche attraverso i fatti. L’eredità di Enzo Sereni (1905-1944) è anche questa, ha fatto capire lo storico sociale delle idee David Bidussa nella tavola rotonda conclusiva di un convegno in onore del leader sionista romano svoltosi martedì pomeriggio a Palazzo Giustiniani. Nel “piccolo Colle”, lo storico palazzo del Senato scelto per omaggiarlo, storici e pensatori hanno raccolto l’invito della vicepresidente del Senato Anna Rossomando e di Laboratorio Rabin e analizzato la vita di Sereni nei due momenti distinti e intrecciati in cui fu protagonista: l’Italia della “formazione” e la Palestina mandataria “dell’azione”, dove emigrò nel 1927, fino all’ultima fatale iniziativa, quando nel 1944 si paracadutò oltre le linee nemiche nell’Italia nazifascista e fu catturato, torturato e poi avviato alla morte a Dachau.
«Sereni è stato un uomo coraggioso e appassionato, un esempio di lungimiranza», ha testimoniato la senatrice a vita Liliana Segre. «Ero molto amica dei suoi cugini milanesi Sereni e nella sua tragica sorte possiamo trovare una comunanza con quella di un altro cugino, Eugenio Colorni: entrambi furono catturati mentre svolgevano un’attività clandestina». La senatrice Segre ha ricordato Sereni come una «personalità poliedrica» e «il tipico esponente di una borghesia ebraica coinvolta in quegli anni di tutti i movimenti patriottici». Cosa resta di quegli ideali? Cosa significa essere sionisti al tempo presente? Ha affrontato il tema la presidente Ucei Noemi Di Segni, soffermandosi sulla presenza a Roma di alcuni familiari di ostaggi e tra loro dei fratelli del soldato beduino Muhammad al-Atrash, vittima il 7 ottobre di Hamas, che ne trattiene ancora il cadavere. Secondo Di Segni, «il loro modo di gridare il dolore insieme alle altre famiglie, da beduini, da musulmani, fa capire dove è oggi la sfida morale del sionismo».

a.s.