ROMA – Toaff e la svolta del dialogo, la testimonianza di Riccardi

Se c’era una cosa di cui Giovanni Paolo II proprio non si capacitava «era l’assenza di un dialogo tra il vescovo di Roma e il rabbino capo della città».
La testimonianza è di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Durante i lavori del convegno “L’eredità di Elio Toaff z.l a 10 anni dalla sua scomparsa” svoltosi a Roma nella sede della Fondazione Ernesta Besso di Venezia, organizzato dalla Fondazione per il Museo ebraico e dalla Comunità ebraica locale, lo studioso cattolico ha raccontato alcuni retroscena della storica visita del papa polacco nel Tempio Maggiore della capitale (1986) e celebrato la figura del rabbino livornese al suo fianco in quella giornata come una delle più importanti del Novecento italiano. Anche e soprattutto per la sua capacità di vincere l’indifferenza con la quale la società del tempo, cristiana e non, guardava al mondo ebraico. La sua forza, ha spiegato Riccardi, «è stata quella di costruire una rete di rapporti senza mai mendicare attenzioni: Toaff, va riconosciuto, non aveva lo spirito rassegnato che possono a volte avere le minoranze messe in un angolo». Un personaggio enorme, un grande protagonista sulla scena non soltanto religiosa. Secondo Riccardi, sarebbe stato giusto «farlo senatore a vita». Ciò non è avvenuto, ma la sua eredità etica e spirituale resta quanto mai viva. E non soltanto perché il suo nome apparve, un gesto anch’esso destinato alla storia, senza precedenti per un papa, nel testamento di Wojtyla.
Nel corso del convegno i relatori hanno tratteggiato vari aspetti della vita di Toaff, con particolare attenzione ai 50 anni di magistero a Roma (1951-2001), dove arrivò dopo un incarico di alcuni anni a Venezia, il suo primo nel Dopoguerra. «Cinquant’anni di rabbinato nella stessa città sono un record nella storia ebraica italiana», ha osservato il suo successore Riccardo Di Segni. «Si dice che se un rabbino non litiga con la sua Comunità non è un rabbino e se la Comunità non litiga con un rabbino non è una Comunità. Lui ha resistito cinquant’anni, ma non è che non abbia litigato». Al riguardo Di Segni ha ricordato come non siano mancati «momenti di tensione» anche piuttosto accesi tra Toaff e le dirigenze sia della Comunità romana sia dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. E se Toaff è oggi celebrato anche fuori da contesti ebraici come una «icona del dialogo», l’attuale rabbino capo ha invitato a farne memoria anche nella sua veste di «capo dei servizi religiosi e guida di valori».