MOKED – Roberto Fubini: Ho scoperto Ferramonti di Tarsia

Non è stato facile arrivare a Tarsia per visitare il più grande campo di concentramento italiano: lo definirei una Terezìn italiana, ma “finita bene”! Non ne sapevo proprio nulla e solo l’insistenza e la “cocciutaggine” di Giulio Disegni m’ha permesso di visitare questo luogo. La Fondazione Ferramonti da oltre trent’anni promuove lo studio e la divulgazione delle vicende legate al campo di concentramento. A seguito della promulgazione delle Leggi razziste nel 1938 e dell’entrata in guerra dell’Italia fu realizzato, in località Macchia della Tavola, un Campo di raccolta e di reclusione degli ebrei provenienti da tutta Europa (Germania, Polonia, Iugoslavia, Cecoslovacchia, Albania, Grecia e pure dalla Libia) in una zona paludosa e malarica. Il campo contava 46 baracche con una capienza collettiva di circa 2200 persone. La cosa più interessante è stata la creazione, grazie alla disponibilità ed al coraggio del suo direttore, all’interno del campo, di una società democratica con l’elezione di capi baracche (non i famigerati “kapò” dei campi di sterminio!) e di un “parlamento” che gestiva l’organizzazione della struttura presidiata dai soldati armati fascisti che controllavano ed impedivano le fughe. All’interno del campo c’erano tre diverse sinagoghe ed altri piccoli gruppi di diverso credo (politici ed antifascisti) ed una specie di piccolo ospedale ed addirittura un dentista! A partire dal mese di settembre 1943 il campo venne mano a mano smantellato.
Roberto Fubini