L’OPINIONE – Alberto Heimler: Antisemiti e antisionisti, usare con cautela

Il termine antisemita dovrebbe esser usato con estrema cautela e riferirsi a quelle situazioni di odio gratuito che incolpano gli ebrei per il solo fatto di essere nati. Come il nazismo. Gli antisemiti così definiti sono pochi in Italia e nel mondo e non rappresentano un pericolo generale. La legge è sufficiente a renderli innocui, anche se il web è oggi un terreno fertile difficilmente controllabile.
Il cosiddetto antisionismo è un’altra cosa. Purtroppo al suo interno si annidano posizioni molto variegate. Per Hamas e i suoi accoliti antisionista è colui che vuole distruggere lo Stato di Israele e cacciarne i suoi abitanti. All’indomani del 7 Ottobre su Al Jazeera un esponente di Hamas sosteneva che gli israeliani non esistono e che tutti hanno un doppio passaporto. Niente di più falso. Esiste in Israele una lingua e una cultura condivisa e il 70% dei suoi abitanti è nato nel paese. Altro che stranieri. Peraltro Israele è un paese multietnico e multireligioso senza discriminazioni.
Ma poi si dichiarano antisionisti anche coloro che osteggiano la politica di occupazione dei territori occupati dal 1967 e la guerra a Gaza. Non auspicano la distruzione di Israele, ma la creazione di uno Stato palestinese al suo fianco. Quando gridano Free Palestine si pongono dalla parte dei bombardati e di coloro che vedono come vittime inermi di una guerra “inumana”. Mostrano empatia verso una popolazione che soffre. Anche quando gridano dal fiume al mare Palestina libera non sanno di quale fiume si tratta o di quale mare. È un grido generico di comunanza per coloro che vedono come vittime.
Pur dichiarandosi entrambi antisionisti non bisogna equiparare le posizioni di Hamas con quelle degli altri. Purtroppo gli slogan sono gli stessi e anche il linguaggio è il medesimo. Hamas sente questi movimenti come alleati, ma lo sono solo in parte e il nostro compito non è quello di demonizzarli ma di comprenderli e cercare lentamente di portarli dalla nostra parte. Altrimenti creare una fronte compatto a guida Hamas diventa pericoloso per la sopravvivenza di Israele come Stato.
La situazione in Medio Oriente è complessa e dovremmo sforzarci tutti, inclusa soprattutto l’ambasciata di Israele, di spiegare questa complessità con pazienza senza demonizzare coloro che protestano. Non dobbiamo chiamarli antisemiti perché non lo sono e neanche rimanere attoniti perché gridano Free Palestine! Purtroppo credono che l’ostilità e l’aggressività siano esclusivamente quelle di Israele e non sanno invece che l’obiettivo dichiarato di Hamas e del suo sponsor, l’Iran, è la distruzione di Israele, anche con la bomba atomica se necessario. Il paradosso è che Israele è per adesso più forte (e riesce a difendersi da centinaia di missili mandati sulle sue città) ma non ha l’obiettivo dischiarato di sterminare nessuno. Hamas è invece indubbiamente più debole ma ha volontà sterminatrici, non solo limitate a delle frasi in dichiarazioni e documenti, ma accompagnate da azione disumane e crudeli da decenni. Per ottenere la pace Hamas deve lasciare il governo di Gaza. Anche l’Autorità palestinese è d’accordo. Per raggiungere questo obiettivo la strategia di Israele dopo il 7 Ottobre è militare perché per vent’anni tutte le altre possibilità sono fallite. Mi piacerebbe che chi auspica la fine unilaterale dei bombardamenti articoli un piano per il futuro pacifico della regione. Come garantire la sicurezza di Israele senza la resa e il disarmo di Hamas?


Alberto Heimler