ROMA – Preservare la Memoria, un convegno in Gregoriana

A 80 anni esatti dalla capitolazione della Germania nazista, era l’8 maggio 1945, il Centro Cardinal Bea per gli studi giudaici ha organizzato presso la Pontificia Università Gregoriana un’intensa giornata di studio dal titolo “Preserving Memory: the Shoah at the Crossroad of Generations”. Organizzata insieme all’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede e con il patrocinio del Dicastero per la Cultura e l’Educazione vaticano, l’iniziativa si svilupperà per l’intera giornata (9.30-19.30) con relatori di ambito accademico, studiosi della Shoah, studenti ed ex studenti dell’università pontificia. Oltre ad alcuni rappresentanti dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme.
«La giornata avrà un taglio sia classico da convegno che didattico. Due aspetti che abbiamo deciso di tenere insieme nel momento in cui affrontiamo un passaggio generazionale rispetto alla Shoah, senza più quasi testimoni diretti dei fatti», sottolinea il professor Massimo Gargiulo, direttore del Centro Cardinal Bea dal 2023. Nella prima parte dei lavori porteranno così tra gli altri una testimonianza due studenti dell’ateneo coinvolti in un Viaggio della Memoria a Cracovia e Auschwitz-Birkenau. Studenti extraeuropei, come quasi tutti coloro che hanno preso parte a quell’esperienza in Polonia. Il loro sarà un momento di riflessione importante, anticipa Gargiulo, «perché ciò che diamo in genere scontato in Europa sulla presenza ebraica, sull’antisemitismo e su molte altre questioni collegate, per loro non lo è». Saranno quindi due voci da ascoltare nel quadro di quel passaggio intergenerazionale che caratterizzerà l’evento di giovedì. Si parlerà inoltre, tra i vari argomenti, di «caratteristiche e problemi» della Memoria della Shoah e si analizzeranno alcuni documenti emersi dagli archivi vaticani su quel periodo.
«Viviamo tempi complessi con il mondo ebraico e israeliano. La nostra convinzione è che l’università debba trasmettere conoscenza e dare valore alla complessità», sottolinea Gargiulo. «E in quest’ottica mai dimenticarsi del peso dell’antigiudaismo cristiano nella storia dell’antisemitismo». Un tema che l’ateneo affronta da tempo «con un contatto diretto, attraverso la compresenza di studenti ebrei e cristiani, con corsi a due voci».
Un altro appuntamento in preparazione alla Gregoriana è «il grande convegno che si terrà a fine ottobre di quest’anno per riflettere attorno ai 60 anni dalla dichiarazione Nostra Aetate». In quel contesto, annuncia Gargiulo, «una sessione si incentrerà sui rapporti con l’ebraismo, con uno sguardo non soltanto memoriale ma rivolto anche alle prospettive future». In una giornata suppletiva sull’ebraismo saranno poi messe al centro «le metafore che hanno definito i rapporti tra ebrei e cristiani dal medioevo a oggi, ad esempio quella del ramo che si innesta nel tronco».
A proposito delle parole e del loro uso corretto, anche in ambito ecclesiastico c’è stato chi ha accusato Israele di compiere un “genocidio” a Gaza. «Ignoranza della storia? Strumentalizzazione cinica?», chiediamo all’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Yaron Sideman. La sua risposta in entrambi i casi è sì, «perché la Shoah è un evento unico che non dovrebbe essere distorto o manipolato». La volontà genocida risiede insomma altrove, fa capire il diplomatico, entrato in carica a conflitto in corso, perché «non c’è dubbio che la chiara intenzione di Hamas, come dichiarato il ​​7 ottobre e come sancito dalla sua carta, sia la distruzione dello Stato ebraico e del popolo ebraico».

Adam Smulevich