MILANO – Premio Adei, 25 anni per la cultura ebraica

Un quarto di secolo e più di 4.000 studenti coinvolti. Il Premio letterario Adelina Della Pergola, nato nel 2000 su iniziativa dell’Adei Wizo, l’associazione delle donne ebree d’Italia, ha celebrato ieri alla sinagoga Centrale di Milano i suoi 25 anni. E lo ha fatto rinnovando la sua missione fondativa: affidare ai libri il compito di educare, raccontare, restituire complessità.
«L’intento era quello di rafforzare il cammino di inclusione, condivisione, e convivenza, intrapreso dal popolo ebraico e riconosciuto come una parte del progresso della società civile», ha ricordato la presidente nazionale dell’Adei Wizo, Susanna Sciaky, aprendo la cerimonia. Richiamando l’anniversario degli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, Sciaky si è interrogata sul ruolo della cultura e della memoria alla luce della nuova esplosione di antisemitismo nel mondo: «Pensavamo che più avessimo diffuso la memoria della Shoah, meno si sarebbe potuto negare. E invece eccoci qui, a chiederci se davvero tutto questo sia servito».

I premiati
A dare una speranza a Sciaky, i libri vincitori di questa 25esima edizione del Premio Della Pergola, entrambi incentrati sul valore della trasmissione della memoria: L’archivio dei destini (Neri Pozza) di Gaëlle Nohant, che racconta il lavoro di una donna incaricata di restituire ai famigliari gli oggetti dei deportati, in un viaggio che intreccia identità personale e storia collettiva.
Per la sezione ragazzi, il premio è andato a Raffaele Genah con Notturno libico (Solferino), ispirato alla storia vera di Jasmine Mimun e Giulio Hassan – presenti in sala – nella Libia in fiamme del 1967, tra pogrom, persecuzioni e detenzione arbitraria. Mentre Giulio veniva arrestato e rinchiuso per oltre quattro anni, Jasmine – allora giovane madre – affrontava assalti, minacce e umiliazioni, lottando per la sua liberazione, ha ricordato Genah. «La loro è una storia di amore e resilienza. Pur non potendo comunicare, divisi dal carcere, sono riusciti comunque a costruire un dialogo silenzioso e alla fine a riunirsi».

La cultura contro l’odio
Ospite d’onore della cerimonia è stato Antonio Caprarica, che ha ricordato il dovere morale, soprattutto per l’Europa, di schierarsi senza ambiguità contro ogni forma di antisemitismo: «Abbiamo smesso di insegnare la complessità. Abbiamo rinunciato a educare alla distinzione, e in questo vuoto germoglia il peggio: l’odio, il pregiudizio, la semplificazione. La letteratura, invece, ci allena a pensare».
Parole in sintonia con quelle del rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, che ha sottolineato come il popolo ebraico sia da sempre «il popolo dei libri, non solo perché ha un Libro fondativo, ma perché ha sempre scritto, anche nei momenti più bui. Scrivere è un atto di resistenza, di approfondimento, di verità», ha affermato il rav. Proprio questa vocazione alla complessità, ha aggiunto, può contrastare la banalizzazione del presente: «La realtà è sempre complessa. Lo è in Medio Oriente e il nostro dovere è trasmettere questa complessità, contrastando la semplificazione e la presentazione della storia come fosse solo bianco o nero».
Ha portato il saluto dell’Ucei la presidente Noemi Di Segni. In un messaggio dedicato all’evento, Di Segni ha ricordato come la prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, il 14 settembre, sarà intitolata “Il popolo del Libro”: «Non c’è luogo in Italia che non respiri cultura ebraica ed è l’unico percorso attraverso il quale recuperare fiducia nell’altro e quindi sicurezza», ha spiegato, ricordando anche il progetto di catalogazione e digitalizzazione di oltre 30mila volumi antichi delle comunità ebraiche italiane, realizzato in collaborazione con la Biblioteca nazionale e la National Library di Gerusalemme.

Il presente d’Israele e il ruolo della letteratura
Su Israele e Medio Oriente si è soffermata l’analisi del demografo Sergio Della Pergola, che ha parlato di tre “illusioni” crollate dopo le stragi del 7 ottobre 2023: la piena stabilità di Israele, il cammino di normalizzazione con i paesi arabi, e la convinzione che l’Occidente avesse definitivamente superato l’antisemitismo. Ha poi ammonito: «Oggi si negano tre diritti fondamentali del popolo ebraico: parità, memoria, sovranità. E chi lo fa, nega il suo diritto all’esistenza».
A completare il parterre degli autori finalisti, Enrico Franceschini con La mossa giusta (Baldini+Castoldi), romanzo sull’identità ebraica tra totalitarismi e riscatto personale; Raffaella Romagnolo con Aggiustare l’universo (Mondadori), riflessione sulle fratture della storia e sul potere della riparazione; e Tamar Weiss Gabbay, autrice de La meteorologa (Giuntina), che riporta al centro la responsabilità ecologica e la convivenza nella società israeliana contemporanea.
Tutti hanno richiamato l’importanza di dare corpo alla memoria del passato attraverso la letteratura. Tema affrontato anche da Eshkol Nevo, in collegamento da Israele e menzione speciale della giuria per Legami (Feltrinelli). «In una società ferita come la nostra, qui in Israele, la letteratura è terapeutica. Aiuta a esprimere il dolore e, a volte, anche a lenirlo». 

Daniel Reichel