PICCOLO SCHERMO – Kugel, il “papà” di Shtisel, al Pitigliani

Ambientata nella comunità haredi di Anversa, Kugel è una delle serie israeliane del momento. Se ne parlerà domenica 11 maggio alle 18 al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma, dove è in programma una proiezione in esclusiva delle prime due puntate in collaborazione con Pitigliani Kolno’a Festival, Ucei e Pagine Ebraiche. Aprirà la serata una dialogo tra Simone Tedeschi e l’attrice Hadas Yaron, collegata da remoto, con traduzione di Luisa Basevi. Oltre alla degustazione dei kugel, piatto tipico della tradizione ashkenazita che dà il titolo alla serie, sarà offerto ai partecipanti un mese gratuito di accesso a Izzy per vedere le altre sei puntate di Kugel e altri contenuti ancora.
Una storia interessante e originale, una scrittura e una regia che valorizzano i personaggi, una recitazione sopra gli standard. Kugel, il prequel di Shtisel, non è l’ennesima serie fra le tante. Il titolo, uscito sulla piattaforma israeliana Izzy Tv, prende il nome da un piatto della tradizione ashkenazita, una specie di timballo composto da tagliolini di pasta o patate, che ha un ruolo centrale nella storia anche per il suo aspetto metaforico.
«Ci ricorda come ogni persona sia unica e allo stesso tempo parte di un tutto», commenta lo sceneggiatore Yehonatan Indursky, autore anche di Shtisel. «Un insieme che forma un grande kugel, un po’ piccante, un po’ dolce». La storia è ambientata nella comunità haredi di Anversa e si svolge alcuni anni prima dell’inizio di Shtisel. Ruota attorno ai personaggi già noti di Nuchem e Libbi, rispettivamente lo zio e la cugina, futura moglie di Akiva.
Nuchem (Sasson Gabai, miglior attore agli European Film Awards per La banda, 2007) vuole arricchirsi e acquisire il riconoscimento necessario per essere accettato nella spa riservata ai notabili della comunità. Per farlo, è disposto a ricorrere a qualche sotterfugio: si reca dalle vedove durante la settimana di lutto e le convince di avere ricevuto dai defunti l’ordine di gioielli che intendevano donare alle mogli. Ovviamente chiede il pagamento per quello che dovrebbe essere un “ultimo regalo”.
Il comportamento del protagonista mette a repentaglio il suo matrimonio con Yides (Mili Avital, La macchia umana, Stargate) e danneggia la reputazione della famiglia, compromettendo il futuro della figlia.
Libbi (Hadas Yaron, Coppa Volpi 2012 a Venezia per La sposa promessa, miglior attrice al Torino Film Festival 2014 per Felix et Meira) è una giovane divisa fra le proprie aspirazioni letterarie e un potenziale fidanzato che comprende poco le sue motivazioni.
«Senza Nuchem mi sentivo come un pesce fuor d’acqua», confessa il pluripremiato Gabbai a Pagine Ebraiche. «Ero intimamente sicuro che avrei lavorato ancora con lui. Tutti i personaggi che ho interpretato fanno parte di me, ma Nuchem ha un posto particolare nel mio cuore e non ho dovuto pensarci due volte quando mi hanno offerto il progetto».
Pur conservandone in parte le atmosfere e alcuni dei personaggi, Kugel è piuttosto diverso da Shtisel. Quella era una storia corale che si sviluppava nell’arco di tre stagioni e raccontava molti personaggi diversi, ognuno dei quali aveva il proprio percorso. Qui, la storia ha uno svolgimento più introspettivo e focalizzato su Nuchem e Libbi, anche se il ruolo di Yides e della vedova Baumbach (Rotem Abuhab, Aviva My Love) che gestisce il forno hanno un’importanza fondamentale. Ognuno di loro, con le proprie debolezze, lotta per affrontare scelte difficili, per trovare la propria strada.
«C’è qualcosa di speciale in Kugel», ci spiega Hadas Yaron, «una profonda comprensione umana dei personaggi che riesce a cogliere la loro essenza sia nelle manifestazioni più piccole e ordinarie, sia in quelle più profonde e riesce a farlo sempre con rispetto e senso dell’umorismo».
In un momento cruciale della serie, che non riveliamo, Nuchem dichiara di amare le persone perché sono imperfette e commettono errori. «Le ama perché tutti hanno delle debolezze e lui è consapevole di averne», commenta Gabbai. «È vero, è uno che tenta di piegare le regole, ma è motivato da buone intenzioni e, anche se per denaro, regala un’illusione da ricordare».
La serie contiene dialoghi in ebraico, fiammingo, yiddish. Una sfida linguistica per chiunque, tanto più per un attore di origine irachena come Gabbai, che non ha certo sentito parlare yiddish in casa. «Ho avuto un ottimo preparatore linguistico, ma avevo un vantaggio», racconta sorridendo: «Sono cresciuto in un quartiere ashkenazita in un periodo in cui arrivavano molti immigrati con accenti diversi e fin da piccolo ho sviluppato un orecchio musicale aiutando mio padre nella sua drogheria».
È un momento in cui diversi prodotti israeliani faticano a trovare spazio sui canali in streaming più grandi «È proprio per questo che abbiamo creato Izzy nel 2020», racconta il cofondatore della piattaforma israeliana, Nati Dinnar. «Non vogliamo che la scelta dei prodotti israeliani da mostrare al mondo dipenda dai dirigenti delle altre piattaforme. Speriamo, attraverso la diffusione di Kugel, di avere la possibilità di crescere perché c’è già l’interesse del pubblico che vuole saperne di più sulla storia della famiglia Shtisel e pensiamo possa essere un’occasione per far conoscere ed apprezzare il resto del nostro catalogo».
Simone Tedeschi