GENOVA – A Jonathan Safran Foer il Premio Primo Levi 2025

Va quest’anno allo scrittore e saggista statunitense Jonathan Safran Foer il Premio Internazionale Primo Levi, istituito nel 1992 dal Centro Culturale Primo Levi di Genova. Il Centro è stato fondato nel 1990 da Piero Dello Strologo – figura di spicco della comunità ebraica genovese di cui era stato presidente, instancabile promotore della memoria della Shoah e dei valori antifascisti – ed  intitolato allo scrittore torinese. Racconta Ariel Dello Strologo: «Il Centro è nato su iniziativa di mio padre e di un gruppo di suoi amici che sentivano il bisogno di creare un luogo culturale, uno spazio dove “approfondire” l’ebraismo, in senso molto lato. Va ricordato che la comunità di Genova è sempre più piccola, ma che era un’epoca storica in cui c’era grande interesse nei confronti della cultura ebraica. In questi trentacinque anni sono state organizzate più di mille iniziative rivolte alla città, ed è nato lo spinoff: il Centro Internazionale primo Levi di New York». Una caratteristica del Centro è sempre stata quella di organizzare eventi di cui beneficiasse tutta la città.
Per quanto riguarda il premio, spiega ancora Dello Strologo, l’intuizione fu di darlo non solo a personalità considerate in qualche modo eredi del pensiero di Levi, ma soprattutto di vincolarlo a una condizione: ritirare il premio a Genova e fare un intervento pubblico. «Il primo anno, era il 1992, Elie Wiesel ha mostrato che si poteva puntare in alto: quando ha saputo del premio ha accettato senza esitazioni di venire qui, e da allora abbiamo avuto un elenco davvero notevole di personalità che sono venute a Palazzo Ducale a ritirare la targa e a tenere una prolusione. Da Willy Brandt, il secondo anno, a Shimon Peres, da Spielberg a Simone Veil e Andrzej Wajda, Amos Oz, David Grossmann e Liliana Segre, davvero sono contento di poter dire che abbiamo offerto alla città occasioni importanti».
Le motivazioni del premio ricordano che: «Se Primo Levi ci ha offerto una testimonianza etica universale, un appello alla responsabilità collettiva e alla memoria come un fondamento della vita civile, Jonathan Safran Foer, nato decenni dopo la Shoah, si confronta con l’eredità della memoria e con la trasmissione del trauma fra le generazioni. Nei suoi saggi emerge come intellettuale impegnato con l’obiettivo di sollecitare le coscienze e risvegliare un senso di responsabilità, fondato sull’empatia e sull’urgenza del cambiamento, capace di ispirare scelte quotidiane e valutare il loro impatto sull’ambiente, gli animali, l’alimentazione e le generazioni future. Con Primo Levi, Jonathan Safran Foer condivide l’idea che la letteratura non sia solo un atto estetico, ma un gesto politico ed etico che reca con sé un potere trasformativo. In un mondo segnato da nuove forme di violenza, da discriminazioni e crisi ambientali, le opere di Primo Levi e di Jonathan Safran Foer ci ricordano che l’umanità si preserva anche attraverso le storie che scegliamo di ascoltare e di tramandare».
Domenica pomeriggio, a Palazzo Ducale, dopo i saluti istituzionali interverranno Shaul Bassi, docente di Ca’ Foscari, sugli aspetti letterari e sulla questione ambientale, lo stesso Dello Strologo sulla Memoria, e il presidente del Centro Primo Levi Alberto Rizzerio con la laudatio, prima dello stesso Safran Foer. E, conclude Dello Strologo: «In un momento come questo in cui la gente fatica a trovare punti di riferimento, l’opportunità di fare riflessioni alte e non dover subire la dimensione dello scontro tra slogan e prese di posizione fatte di pregiudizi e preconcetti, credo che poter sospendere la guerra delle parole e dedicarsi ad ascoltare e riflettere sia un’occasione importante».