ISRAELE – Edan Alexander libero e le speranze per i negoziati sugli ostaggi

«Sto bene, ma sono debole. Piano piano torneremo alla normalità. È solo questione di tempo». Con queste parole, pronunciate dal letto dell’ospedale Sourasky di Tel Aviv, Edan Alexander ha descritto il suo stato di salute al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Poco prima, il soldato israelo-americano, liberato dopo 584 giorni di prigionia a Gaza, aveva parlato con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per ringraziarlo del suo intervento per ottenerne il rilascio. La telefonata con Trump è avvenuta grazie alla mediazione dell’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, che ha visitato Alexander in ospedale accompagnato da Adam Boehler, inviato per gli ostaggi. «È stato un onore incontrare Edan Alexander oggi e dargli il bentornato a casa. Dopo mesi di prigionia, il mondo è ispirato dal suo coraggio e dalla sua resilienza», ha dichiarato Witkoff, sottolineando che «il ritorno di Edan dà speranza a tanti».
Poco dopo, anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha chiamato Alexander per dargli il bentornato. «Benvenuto a casa, figlio amato dello stato di Israele. Siamo tutti emozionati», ha sottolineato Herzog. «Non riesco a credere che tutto questo sia successo», ha risposto Alexander. Herzog ha ribattuto: «Siamo noi a dirti grazie, sei stato lì dentro per così tanto tempo».
La liberazione di Edan Alexander è frutto di negoziati indiretti tra Stati Uniti e Hamas, con un ruolo secondario per Israele, informato soltanto dopo l’accordo. Il gesto, interpretato dagli analisti come un’apertura di Hamas verso l’amministrazione Trump, arriva a ridosso del viaggio del presidente statunitense in Medio Oriente. Trump è atterrato oggi a Riyadh, accolto dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman con una cerimonia ufficiale e una scorta aerea della Royal Saudi Air Force. Nei prossimi giorni, Trump si recherà anche in Qatar, dove sono attesi anche Witkoff e Boehler per proseguire i colloqui con la mediazione del Qatar e tentare di sbloccare un’intesa per la liberazione di altri ostaggi sequestrati il 7 ottobre 2023.
Sono 58 i rapiti ancora a Gaza, 20 ritenuti ancora in vita. Gli inviati americani hanno assicurato alle famiglie che non avrebbero intrapreso questo viaggio se non ci fosse una reale possibilità di avanzamento nei negoziati.