ISRAELE – Incidente a Jenin, Idf si scusa e apre inchiesta

Sono giorni sempre più tesi tra Israele e le cancellerie di molti paesi occidentali. L’ultimo incidente vicino a Jenin, dove truppe israeliane hanno sparato colpi di avvertimento verso una delegazione diplomatica internazionale, ha innescato una nuova ondata di proteste e acceso i riflettori sulla crescente frattura tra Gerusalemme e parte della comunità internazionale.
Durante una visita ufficiale nella città della Cisgiordania, rappresentanti di circa venti paesi – tra cui Regno Unito, Canada, Russia, Cina e stati membri dell’Ue – si sono messi al riparo quando soldati delle Idf hanno sparato in aria per allontanare il gruppo, finito secondo un portavoce militare fuori dal percorso autorizzato. L’esercito si è scusato, ha aperto un’indagine interna e ha avviato contatti diretti con le ambasciate coinvolte, ma le reazioni non si sono fatte attendere.
La ministra degli Esteri europea Kaja Kallas ha definito l’episodio «inaccettabile» e ha chiesto «un’indagine immediata e sanzioni per i responsabili», ricordando che Israele è vincolato dalla Convenzione di Vienna sulla protezione dei diplomatici. Anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha reagito ordinando la convocazione dell’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, per ottenere chiarimenti.
La tensione arriva il giorno dopo la richiesta del Consiglio Ue alla Commissione di modificare dell’accordo di associazione con Israele, mettendo al centro la clausola sul rispetto dei diritti umani. La decisione, senza precedenti, ha spaccato i Paesi membri: diciassette hanno votato a favore della revisione, mentre Italia e Germania si sono opposte.
Il Regno Unito ha sospeso i negoziati per un nuovo trattato di libero scambio con Israele. Anche il Canada ha espresso preoccupazioni crescenti. In parallelo, diversi governi europei stanno valutando ulteriori misure in risposta alla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza.
Nel frattempo, Israele ha autorizzato l’ingresso limitato di aiuti umanitari a Gaza. Secondo l’Onu circa 100 camion sono entrati attraverso il valico di Kerem Shalom, trasportando alimenti e prodotti per l’infanzia. Ma un’altra polemica ha agitato il dibattito internazionale: una dichiarazione del sottosegretario Onu Tom Fletcher, secondo cui 14.000 bambini «potrebbero morire nelle prossime 48 ore» se non si fosse permesso l’ingresso degli aiuti, è stata smentita dalla Bbc. L’emittente ha chiarito che il dato si riferiva a casi previsti di malnutrizione acuta nell’arco di un anno, non a morti imminenti.
Nonostante la pressione internazionale, al momento il governo israeliano conferma la linea dura. Il ministro della Difesa Israel Katz, parlando nella base militare di Ashdod, ha ribadito: «Tutto ciò che Hamas sta facendo ora è prepararsi a colpire le nostre comunità di confine, con il supporto di fonti iraniane. Dobbiamo vincere e assicurarci che non rimanga qui». Per il governo israeliano, l’operazione militare resta essenziale per impedire un nuovo ciclo di attacchi.