OSTAGGI – Tal Haimi, una vita a Nir Yitzhak

Tal Haimi aveva 41 anni, era un ingegnere meccanico e un membro della squadra di pronto intervento del kibbutz Nir Yitzhak, dove era nato e cresciuto. Membro di terza generazione, Tal aveva ereditato dai nonni, tra i fondatori della comunità agricola al confine con Gaza, un profondo senso di appartenenza e responsabilità, raccontano gli amici del kibbutz. Con la moglie Ela si conoscevano da tutta la vita: erano stati insieme fin dall’asilo e si erano messi insieme da adolescenti, lei diciottenne, lui diciannovenne. A Nir Yitzhak avevano costruito la loro famiglia: tre figli e un quarto in arrivo.
Il 7 ottobre 2023, Ela era al secondo mese di gravidanza. Era sabato mattina, e come tanti altri giorni nel sud di Israele, le sirene avevano iniziato a suonare all’alba. Lei voleva restare a letto, ma Tal aveva insistito perché portasse i bambini nel rifugio antimissile. Prima di uscire di casa per unirsi alla squadra di sicurezza, le aveva ricordato che la porta della stanza blindata non si chiudeva bene. Era preoccupato. Da quel momento Ela e Tal si sono parlati solo una volta, alle 8:30: lui le aveva detto che non poteva stare al telefono, ma che stava bene. Poi le comunicazioni si erano interrotte. Diverse ore dopo il telefono di Tal è stato localizzato a Khan Younis, nella Striscia di Gaza.
In serata Nir Yitzhak era stata liberata dai terroristi ed Ela aveva chiesto notizie del marito agli altri membri della squadra di sicurezza, ma nessuno le aveva risposto. Per due mesi, Tal è stato considerato disperso. La moglie, nel frattempo, si è presa cura dei bambini, evacuata insieme ad altri residenti prima in un hotel a Eilat, poi al kibbutz Eilot, sfollata e senza informazioni sul marito. Nel frattempo documentava la gravidanza, scattava foto per Tal, sperando che tornasse. «Eravamo tutti sicuri che sarebbe stato con noi per il parto», ha raccontato.
A metà dicembre, l’esercito ha comunicato alla famiglia che Tal era stato ucciso il 7 ottobre e che il suo corpo era stato portato a Gaza. Era la fine di una speranza, ma anche, ha aggiunto Ela, «la prima notte in cui ho potuto dormire». La famiglia ha tenuto un funerale simbolico a Revivim, dove Tal aveva lavorato. In una bara vuota, hanno deposto il suo elmetto, trovato in una delle zone in cui la sua squadra si è scontrata con i terroristi. «Abbiamo cercato di dare un senso di chiusura ai bambini», ha spiegato la famiglia.
Il primo maggio 2024, Ela ha dato alla luce il loro quarto figlio, Lotan. «Cercavamo un nome che contenesse le lettere del nome Tal, e che fosse anche un omaggio alla regione dove abbiamo vissuto da evacuati». Lotan oggi cresce senza aver conosciuto suo padre «Mi manca la sua voce, i suoi consigli, le sue mani. Quattro bambini e un genitore solo… è molto difficile», ha confessato Ela al Jerusalem Post. I figli faticano a comprendere come si possa dire che il loro papà è morto senza un corpo. «Finché non ci sarà una tomba, non potremo riposare. Non potremo tornare davvero a vivere». Tal, ha ribadito Ela, «deve tornare. Deve essere sepolto nella terra del kibbutz che ha difeso. Con noi. Con la sua famiglia».

d.r.